A Roma Un recente Studio Dimostra che la Non Autosufficienza fa Aumentare la Povertà soprattutto al Sud

Disabile in FamigliaLe famiglie con disabili non autosufficienti sono anche più a rischio di povertà. Lo sostiene uno studio pilota che si basa sui dati delle fonti ufficiali nazionali e internazionali, dall’Ocse all’Inail, curato da Georgia Casanova e Roberto Lillini, rispettivamente del San Raffaele di Milano e dell’Istituto nazionale di ricerca sul cancro di Genova. La ricerca è stata presentata ieri a Roma  nel corso del Forum della Rivista delle politiche sociali dal titolo “Welfare. Geografie della crisi”. L’incidenza di povertà cresce dove il tasso di disabilità e l’indice di dipendenza sono alti, o in  presenza di altri fattori di contesto (livello di istruzione bassa, numerosità elevata del nucleo familiare). Sul fenomeno pesano anche i dati territoriali, che rendono le condizioni diseguali a seconda della regione in cui si vive.

“L’esistenza e la copertura pubblica di servizi si riscontrano in  zone con una minore incidenza di povertà nelle famiglie”, affermano i ricercatori. Infatti, la variabile che pesa di più nel rapporto tra disabilità grave e povertà familiare è proprio la presenza di servizi pubblici fruibili sul territorio. Laddove il pubblico sostiene le famiglie nella presa in cura del malato, la disabilità incide meno sulla povertà. “La disabilità che porta alla non autosufficienza e il tipo di strategia di cura adottata sono strettamente correlate all’insorgere e all’incrementarsi della povertà nelle famiglie italiane”, è la conclusione a cui arriva lo studio, basandosi su modelli di dati statistici analizzati su un arco di tempo vasto, che va dal 1980 al 2008. “Le regioni a minor incidenza di povertà mettono in campo sia una buona risposta del sistema sia buone risorse familiari di sostegno, mentre nelle regioni ad alta incidenza di povertà sia l’offerta territoriale sia il supporto familiare sono deboli”. 

Attraverso due grafici, vengono messi a confronto l’incidenza di povertà delle famiglie con la risposta sanitaria e con il supporto familiare-occupazionale. Da questa analisi emergono situazioni regionali ben distinte in tre gruppi. A “risposta alta”, per lo più le regioni centro-settentrionali, dove la copertura del sistema risulta superiore alla media a fronte di un’incidenza di povertà bassa. A “risposta bassa” per alcune regioni del Centro, dove la copertura del sistema è inferiore alla media e in linea con l’andamento dell’incidenza di povertà. A “risposta bassa non in linea” per  le regioni del Sud, dove la risposta del sistema risulta bassa a fronte di un incidenza di povertà superiore alla media nazionale.  Con il secondo grafico si nota, in maniera ancora più marcata, la presenza di due Italie. Una prima Italia è caratterizzata da una combinazione di supporto familiare e lavorativo, con conseguente bassa incidenza di povertà familiare: sono soprattutto le regioni del Centro-Nord. Una seconda Italia è all’opposto segnata da una grossa difficoltà da parte delle famiglie di rispondere alla disabilità, con incidenza di povertà familiare spostata verso l’alto. E’ l’Italia del Sud, che mostra, però, una maggiore differenziazione: Abruzzo, Molise e Sardegna sembrano infatti avere una situazione un po’ più favorevole delle altre regioni. L’obiettivo dell’indagine è di aiutare le politiche socio-sanitarie verso una spesa più efficace, un tema caldo con l’invecchiamento della popolazione, non solo per il nostro Paese ma per tutta l’Unione Europea. “E’ evidente – conclude la ricerca – come queste azioni dovranno essere considerate fra le prioritarie per ridurre il peso sulle famiglie, principale centro di spesa”.

FONTE:

SuperAbile.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *