Un disabile racconta la sua storia: un gradino come una montagna

Donna su sedia a rotelle«Sono un disabile, non ho un’automobile e ogni giorno incontro difficoltà per spostarmi con i mezzi di trasporto pubblico».
Storie come queste ce ne sono a centinaia in tutta Italia ed è triste constatare come a poco tempo da quello che era stato consacrato come l’anno dei disabili, dopo promesse e garanzie ancora troppo poco sia cambiato.
«In passato ho avuto un’occupazione in un altro comune», racconta Tony, «e ho dovuto farmi accompagnare da altre persone, con costi aggiuntivi e tempo sottratto a chi mi ha aiutato».
Dove non arriva quindi il sostegno dell’ente pubblico, deve rimediare il giro di conoscenti e amici. Non c’è proprio altra soluzione.
«Ci sono diverse aziende di trasporto passeggeri che servono la zona di Orsogna (CH), ma solo una di queste – da quanto ho potuto verificare personalmente – ha attrezzato gli autobus per le carrozzine per disabili».
Per fare solo un esempio tra il mare di difficoltà da superare quotidianamente, «se devo recarmi a Lanciano, è sufficiente una telefonata alla ditta competente per ottenere il servizio attrezzato sia all’andata sia al ritorno. Posso arrivare nel centro di Ortona, ma ho invece serie difficoltà a raggiungere il vicino ospedale o uno dei centri commerciali della zona».
Stesse difficoltà «se devo andare a Chieti, ad esempio recarmi nella zona dello Scalo, non posso usufruire del servizio a causa del tipo di veicolo che viaggia sulla linea tra Orsogna e il capoluogo di provincia che non è ancora adibito al trasporto di disabili. Certo, è probabile che la mancanza di una richiesta di utilizzo continua da parte mia non abbia stimolato un ricambio del parco macchine su questa tratta».
Medesima situazione se Tony deve raggiungere Pescara: «la linea diretta anche in questo caso non è adeguata ad accogliere i disabili con carrozzina».
A ciò, ovviamente, si aggiunge la situazione delle barriere architettoniche e delle tante difficoltà nell’uso dei servizi pubblici che spesso interessano anche le persone “normodotate”.
«Mi permetto di evidenziare l’esigenza di autonomia che un diversamente abile avverte come tutti», aggiunge il nostro lettore, «Vorrei sensibilizzare chi ha la possibilità di occuparsi del problema, a verificare situazioni che non riguardano solo il sottoscritto. La tecnologia, l’informatica e la telematica possono aiutare tanto chi ha difficoltà di questo genere, ma c’è ancora molto da fare. Anche il disabile ha la necessità di muoversi, per sbrigare faccende legate alla propria salute, alla burocrazia, per fare la spesa, svolgere almeno una parte delle attività che per gli altri sono praticamente scontate.
In fondo, basterebbero piccoli accorgimenti, un po’ di attenzione in più, qualcuno che ti ascolta».

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