Peppe Musto è un blogger portatore di handicap. Persona schiva che ama la riservatezza, Peppe aveva rifiutato la proposta d’intervista che gli avevo fatto al primo contatto via e-mail: non ama parlare di sé.
È solo dopo avergli spiegato che l’intervista avrebbe dato maggiore visibilità a una realtà ancora poco conosciuta che lui ha accettato l’incontro, rispondendo alle domande con estrema franchezza e fornendo addirittura nome e cognome.
Spiegaci chi sei e cosa fai per vivere?
Ho 30 anni e sono una persona normale che fa l’impiegato in un’azienda nel settore della manutenzione. È la società che mi considera diverso.
Quando ti sei avvicinato al mondo della blogosfera e cosa ti ha spinto?
Sono 4-5 anni che mi interesso ai blog. Io stesso ne ho aperto uno, si chiama ugualmenteabile. E l’ho fatto perché rappresenta un modo di comunicare senza barriere e senza etichettature, in altre parole, è un modo completamente libero… per fare un gioco di parole che voi dovreste apprezzare…
Cosa rappresenta internet per un portatore di handicap?
Personalmente soffro di un problema di deambulazione, una paraparesi spastica motoria – non preoccupatevi, non è infettiva (ride, ndr) – e la probabile origine è da ricercare in una forte febbre avuta all’età di un anno. Ma torniamo alla tua domanda: internet è un grosso passo in avanti per chi è portatore di handicap. Soprattutto per coloro che non possono uscire di casa e il loro unico mezzo di comunicazione è proprio la rete. Inoltre, è anche un favoloso luogo virtuale dove la gente si può confrontare seriamente, senza pregiudizi.
Quali differenze ci sono tra la vita di un portatore di handicap e una persona qualsiasi?
La domanda può sembrare retorica ma spesso non ci si rende conto delle difficoltà in più che il disabile deve affrontare
Non è retorica, anzi, è una bella domanda. Ci sono probabilmente molte risposte possibili. Io ti do la mia. Eccome se ci sono differenze! Eppure basterebbe un po’ di sensibilità in più da parte di tutti, istituzioni, politici e società civile, per diminuire le distanze. Il mondo dei media e della televisione, in particolare, non fa niente per aiutare. Se poi metti in mostra vallette, showgirl e compagnia bella, allora sei tu a creare un problema. Perché in questo modo fai credere alla gente che per essere perfetti bisogna essere così.
Ci puoi parlare – se vuoi – della tua vita affettiva. È così difficile per un portatore di handicap trovare un partner?
Sono single. Fortunatamente però non ho mai avuto problemi di questo tipo e quindi non ti posso rispondere. Una cosa però te la posso dire: se vai in giro per i vari siti per disabili, nei forum la situazione è molto diversa e ti rendi conto di una realtà, il numero di disabili che hanno difficoltà per incontrare l’anima gemella. In fondo, analogamente alle persone cosiddette “normali”, tutti vogliono la stessa cosa: amore. È un bisogno umano.
Cosa vorresti poter dire a coloro che si definiscono “normali”?
Vorrei chiedere loro dove inizia e finisce la normalità. Io francamente non lo so. Il problema va posto in modo diverso: bisogna vedere la persona che sta dietro l’involucro fisico.
Oltrettutto, quando si invecchia, cosa rimane? Solo la persona. E agli altri rimane proprio quello, quello che sei, e non il modo strano che avevi di camminare.
FONTE:
LiberoBlog.Libero.it