Triathlon e triathleti con disabilit?
La federazione di triathlon britannica, ha aperto le porte ai triathleti disabili. In base ad una legge del 2004, ha infatti sviluppato un protocollo che stabilisce i requisiti necessari per accogliere triathleti disabili da parte degli organizzatori di eventi, anche alla loro gestione in relazione al tipo di disabilit?. Si va dalla definizione delle modalit? di realizzazione di strutture fruibili, all’individuazione di percorsi e passaggi idonei ad essere superati da portatori di problemi fisici di diversa gravit?.
Parallelamente, anche due squadre, Wakefield Tri Club e Plymouth Tri Club, sono state le prime ad aver gi? modificato la loro organizzazione per essere in grado di accogliere questo tipo di atleti, oltre a rendere idonee le strutture si sono dotati di allenatori preparati anche nel campo dello sport con disabilit?.
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Gran Bretagna: Allenatori non vedenti.
LA FEDERAZIONE BRITANNICA ORGANIZZA CORSI PER ALLENATORI NON VEDENTI
British Triathlon, supportata da vari partners, ha ottenuto fondi per organizzare corsi di per abilitare degli allenatori di triathlon di primo livello ipovedenti, il primo corso avr? luogo il 2-3-4 Maggio e sar? completamente gratuito per i candidati disabili, ? rivolto infatti a sei minorati nella vista.
I sei partecipanti saranno accompagnati da un normovedente, cos? come previsto dalla commissione preposta. una volta completato il corso i nuovi “coaches” saranno abilitati ad operare, come allenatori di primo livello, se accompagnati da un altro allenatore abilitato dalla federazione e normovedente.
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Dalla Federazione Francese Triathlon
ANCHE FFTRI ACCOGLIERA’ “LES HANDISPORTS”
Anche la Federazione Francese di Triathlon ha avviato un protocollo mirato a rendere accessibili le gare di triathlon agli sportivi diversamente abili.
Sulla strada che la “British Federation” ha avviato da tempo, anche con la realizzazione di seminari dedicati, anche i transalpini pianificano quegli interventi necessari all’abbattimento degli ostacoli che per il momento rendono inaccessibile il triathlon in presenza di minusvalidit?.
Questo protocollo, nelle intenzioni dei realizzatori, non sar? un ostacolo in pi? per gli organizzatori, piuttosto una utile guida ed un supporto per il raggiungimento dello scopo di accogliere atleti con handicap.
Sarebbe opportuno che pian piano si avviasse anche da noi un processo analogo, purtroppo non siamo molto vicini ad una corretta concezione della diversa abilit?. Dobbiamo riconoscere che? l’immagine corrente dei diversamente abili, li pone dietro una barriera immaginaria, barriera che in realt? scaturisce dalla errata immagine che i normodotati hanno rispetto alle minusvalidit? ma? che in realt? li emargina, a torto, molto pi? di quelle architettoniche.
E’ l’ambiente che crea l’handicap pi? che la menomazione in se, visto che la stragrande maggioranza degli ostacoli sono aggirabili. Non c’? differenza tra due persone che giocano a scacchi, anche se una delle due ? costretta su una sedia a rotelle, questo non ha effetti negativi dalla sua performance, ma se quella persona in strada trovasse una vettura parcheggiata sulla rampa di accesso al marciapiede e non potesse accedervi in altro modo, in quel momento nascerebbe l’handicap, cio? la difficolt? o l’impossibilit? ad assolvere un’attivit?.
In quest’ottica, anche una persona molto bassa trovandosi davanti alla pulsantiera eccessivamente alta di un ascensore, si troverebbe handicappata nell’usufruire dello stesso … Due esempi alquanto banali, ma sicuramente comprensibili ai meno “tecnici” del settore.
Sia nella vita di tutti i giorni sia nello sport, speriamo presto anche nel triathlon, basterebbe … tenere sgombre le “rampette”, per avere persone e triathleti diversamente abili, ma non handicappati.
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