La storia di Artur un ragazzo down chiuso in auto dai familiari

Fino a quando gli agenti del commissariato Trevi-Campo Marzio hanno preso la decisione: rompere il lunotto posteriore con un martelletto.
In tarda mattinata la famiglia Panchenko parcheggia la vettura a Santa Maria in Via, a due passi da Fontana di Trevi, alle spalle della Galleria Sordi su via del Corso: sono padre, madre, due figlie – Vittoria, 25 anni, ed Elisa di 2 – e Artur.

Il signor Oleg Anatolievich è un medico del Centro di riabilitazione e diagnostica dell’Università di Donetsk, città dell’Ucraina orientale, e anche sua figlia Vittoria è un dottore. Scendono e lasciano il ragazzo nella vettura. Qualcuno chiama la polizia.

Gli agenti arrivano sul posto. Allora cercano qualche connazionale.

Intanto fa sempre più caldo, sembra estate, l’aria nell’auto appanna il vetro. «Artur, Artur, pulisci il cristallo con la mano», gli dice la ragazza. Artur è spaventato. Comincia a sudare, sulla fronte, sul collo. Alle 2 del pomeriggio la decisione: «Rompiamo il vetro».

Arriva anche l’ambulanza. Artur scende dalla station wagon, i medici lo visitano, sta bene. Finalmente arrivano anche gli altri della famiglia carichi di buste. Sono sorpresi: tutta quella gente attorno alla loro auto, la polizia, i medici e loro figlio in mezzo. La comitiva si sposta al commissariato, in piazza del Collegio Romano. Artur – spiega – era libero di uscire, la macchina era aperta, a bordo c’era acqua e cibo. Al massimo avrebbe camminato attorno all’auto.

Fonte:

Il sole 24 ore

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