Mentre Louis Braille vedeva il papà in difficoltà nell’usare i sistemi di lettura usati dai ciechi in quei tempi, Louis decise che doveva fare qualcosa per rendere più naturale quello che non dovrebbe essere uno sforzo, ma il piacere di godere un diritto.
Così si ispirò ad un sistema di comunicazione militare e creò quello che oggi conosciamo tutti come alfabeto Braille.
Le sue “lettere” in rilievo, a sei punti, hanno permesso a molti non vedenti di leggere le avvertenze dei medicinali, di godersi un buon libro e di esercitare il proprio diritto all’informazione.
Anche oggi, nell’era dell’informatica, il Braille non è scomparso, anzi: ha ritrovato il suo contesto più adatto e utile.
Così racconta l’importanza di questo alfabeto universale Angela Mazzetti, presidente dell’Unione Italiana Ciechi sezione di Varese: «Al di là dell’apporto delle tecnologie, come la sintesi vocale, il Braille rimane la forma di ricezione dei contenuti più tipica.
È stato una delle creazioni più importanti, ha cambiato la vita dei non vedenti».
E quindi ha migliorato lo stile di vita di moltissime persone: solo nella provincia di Varese sono presenti più di mille non vedenti, senza contare quelli non iscritti all’Inps (in genere ipovedenti).
Non sono in pochi, quindi, coloro che sfruttano ancora un sistema nato molto tempo fa, ma tanto geniale da essere sfruttato indifferentemente in moltissime lingue.
Apparentemente il sistema è molto semplice: ad ogni lettera dell’alfabeto corrisponde una combinazione di punti in rilievo, per un massimo di sei punti disposti su tre righe.
Questo però è solo il Braille di grado 1, esiste anche un altro tipo detto “contratto”, più usato nei paesi anglosassoni, che consente di agglomerare sillabe in un unico simbolo.
Ma come è possibile, oggi, usufruire del Braille? Cosa deve fare ogni giorno chi ha bisogno di leggere “con le dita”? Nella vita comune in genere si usa il computer, con un hardware particolare costituito da una barra da apporre sotto lo schermo, che traduce ogni singola riga per una lettura a polpastrello.
Ma chi di voi legge solo al computer? Nessuno, e anche i non vedenti non vogliono rinunciare ai libri.
Basta pensare alle esigenze di ragazzi e studenti, che hanno certamente bisogno del sussidiario. In questo caso entrano in gioco le biblioteche specializzate, prima fra tutte la Regina Margherita di Monza.
Ma difficilmente tutte le esigenze possono essere risolte in tempi brevi: «Non sempre le case editrici sono disposte a cedere le matrici digitali, necessarie alla biblioteca per convertire i testi e tradurli in Braille», nota Mazzetti.
E inoltre un libro Braille occupa molto spazio: «L’esempio classico è quello dei Promessi Sposi: la versione Braille è composta da 9 volumi».
La tecnologia può portare le opportunità dei non vedenti su un altro livello, ma c’è ancora molto da fare, senza dubbio, soprattutto da parte di chi scrive siti web.
Dal punto di vista della tecnologia è tutto pronto ormai da tempo, e di dispositivi utili ne esistono molti.
Ad esempio ci sono già sistemi di sintesi vocale che consentono al computer di leggere ad “alta voce” notizie o e-mail, agevolando l’interazione dell’utente tramite tastiera.
Proprio in Italia è stato creato un sistema basato interamente sul linguaggio “html”, in grado non solo di ricreare una sintesi vocale e tattile delle pagine internet, ma anche di ricreare il layout sulla barra Braille, cioè di disporre il testo tenendo conto degli accorgimenti grafici della sua disposizione sullo schermo. Parliamo di BrailleNet.
Inoltre, al di là delle comodità e dei limiti delle barre Braille, è stato presentato proprio in questi giorni un dispositivo dell’Università di Tokyo, costituito da un display flessibile per lettura sensoriale, basato sull’impiego di minuscoli transistor organici.
Questo sarebbe molto utile per la creazione di libri elettronici praticamente identici a quelli cartacei, ma decisamente meno voluminosi.
Ma al di là della fantascienza prossima ventura, è giusto ricordarsi che internet non deve trasformarsi in una barriera, ma in un’occasione per superare i limiti.
La libertà di informazione vale per molti: secondo le ultime ricerche almeno 500mila disabili italiani scelgono la Rete come fonte di informazione.
Più per gioco che per oggettività, noi abbiamo provato a tradurre questo pezzo in Braille ASCIII “visivo”.
Non molto utile, forse, ma interpretiamolo come un piccolo omaggio all’inventore, così come la traduzione del nostro logo.
Nel frattempo iniziamo a tastare il terreno e ci chiediamo se, in fondo, proprio tutti ci stanno leggendo con gli occhi.
L’informazione varesina scritta arriva su carta o su bit, e su bit ci siamo solo noi.
WWW3.VARESENEWS.IT
Buongiorno,
so che a Giugno o a Luglio avrò una ragazza non vedente, americana, che verrà a migliorare il suo italiano da noi (Centro Linguistico Italiano Dante Alighieri). Lei non ha computer ma io ho fatto un esame in Austria ad una ragazza non vedente che aveva il computer con traduzione in quasi simultanea. Vorrei avere qualche informazione per poter aiutare al meglio la giovanme che arriverà a Firenze. Non so ad esempio se è possibile affittare un computer e temo che per la nostra scuola, dato che non abbiamo molti casi (in quaranta anni solo due casi) non sia possibile acquistare un computer per lei.
Grazie per quello che potrete dirmi,
Gabriella Materassi
Scusate ancora,sono sempre io, volevo anche dirvi che ho trovato un sistema per le persone affette da dislessia. Riesco a farle leggere molto meglio. L’ho provato ormai con molti studenti e anche di diverse nazionalità ed ha funzionato sempre.
G. Materassi
Recentemente ho avuto anche un caso di uno studente autistico, sempre americano, che dopo avere imparato l’italiano mi ha detto che ora parla meglio anche l’inglese e che non incespica più quando parla