Vivono bene solo se eliminano il glutine dalla propria alimentazione.Soffrono di celiachia e hanno un’intolleranza permanente alle proteine contenute nel grano duro, nel farro, nell’orzo e in molti cereali minori. Ignorare l’intolleranza – secondo il ministero della Salute – provoca un grave danneggiamento dei villi della mucosa intestinale con un conseguente inefficace assorbimento dei nutrienti. Il malassorbimento può portare a carenze alimentari, causa di altre patologie. Proprio l’ex ministero della Salute ha avviato la campagna di sensibilizzazione “Celiachia: impariamo a conviverci”, perché oggi la malattia è stata diagnosticata in 60 mila soggetti ma il numero di chi ne soffre è probabilmente 10 volte superiore. La forma tipica della malattia esordisce solitamente nel bambino nei primi mesi di vita. Durante lo svezzamento, con l’introduzione di alimenti contenenti glutine, si manifestano sintomi quali: diarrea cronica, vomito, e ritardo dell’accrescimento. L’addome appare molto dilatato in contrasto con la magrezza di braccia, gambe e glutei secondaria alla malnutrizione. A questi, si accompagnano legati al malassorbimento come anemia, alterazioni della coagulazione, edemi, deficit di vitamine e oligominerali.
Nella forma atipica, invece, mancano i sintomi intestinali, ma c’è malassorbimento degli alimenti che comporta bassa statura, anemia da carenza di ferro o di acido folico, non rispondenti alla terapia orale, rachitismo, osteoporosi, displasia dello smalto dentario. Si tratta di soggetti che al momento della diagnosi presentano una mucosa intestinale microscopicamente normale in presenza di marcatori anticorpali positivi. Le lesioni regrediscono con una dieta priva di glutine.
La terapia: dieta senza glutine. L’unica terapia attualmente disponibile per la malattia celiaca è l’esclusione totale e permanente dei cereali contenenti glutine dalla dieta. Tra i principali: grano tenero, grano duro, segale ed orzo, e anche l’avena sempre a rischio contaminazione. Seguire correttamente una dieta rigida senza glutine comporta importanti modifiche nello stile di vita del malato e coinvolge in maniera diretta anche i suoi familiari. Gli esperti del ministero consigliano l’aiuto di medici, dietisti (qui un elenco di dietisti per città), psicologi e associazioni di pazienti può diventare fondamentale. Si possono consumare invece molti alimenti come tutti i tipi di carne, formaggi, frutta, grano saraceno, latte e derivati, legumi e verdure, miglio, mais, olio di oliva, di arachide, di girasole e di mais; pesce, polenta, patate, riso sesamo, soia, tapioca, uova. Nella scelta degli alimenti è necessario porre attenzione a quanto riportato sulle etichette dei prodotti infatti, molto spesso, alcuni alimenti permessi nella dieta del celiaco per motivi industriali sono prodotti e confezionati con il glutine.
La celiachia e il servizio sanitario nazionale. La diagnosi di malattia celiaca si esegue con un esame chiamato “biopsia della mucosa digiunale”, che rivela le caratteristiche lesioni a livello della mucosa e l’atrofia intestinale. Poiché la patologia è inclusa nell’elenco delle malattie rare, la diagnosi è a carico del servizio sanitario nazionale. Non solo, vengono forniti anche gli alimenti senza glutine. Per i bambini invece le tariffe sono di 45 euro (fino a un anno di età), 62 (fino a 3 anni e mezzo) e 94 (fino a 10 anni).
Il ritiro dei prodotti può avvenire direttamente presso i presidi delle ASL, le farmacie convenzionate o i fornitori da queste autorizzati. Per ottenere l’erogazione gratuita degli alimenti privi di glutine bisogna presentare il certificato di accertata diagnosi di malattia celiaca rilasciato da parte di uno dei centri ospedalieri o universitari di riferimento e l’autorizzazione a fruire gratuitamente de prodotti privi di glutine rilasciato dall’Azienda Sanitaria Locale.
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