Al Santa Maria della Pietà ci siamo arrivati sulle tracce di una mail siglata L.L.: «Mia madre – c’era scritto – è malata di tumore ormai da 3 anni, durante l’anno per circa 6 mesi effettua cicli di chemioterapia; fin dal novembre 2006 le è stato riconosciuto l’handicap grave e la conseguente legge 104….visto che la certificazione scadeva il 26 novembre – continuava la mail – volevo riprendere un appuntamento per la visita della commissione che accerta l’handicap. Con mia sorpresa scoprivo gli orari scandalosi della Asl, ricevono solo lunedì, mercoledì e venerdì a partire dalle 8,30 distribuendo 30 numeri. Mi hanno consigliato di arrivare verso le 7 del mattino. Ora mi chiedo come sia possibile che un ufficio che lavora con persone disagiate – ed esistono persone con handicap molto più gravi di mia madre – effettui questi orari e renda così disagevole ricevere i diritti spettanti».
IL COLLASSO. È tutto vero. Se si vuole avere un’idea di come il sistema sanitario nazionale presenti tutti i sintomi del collasso è qui che bisogna venire. In uno dei pochi padiglioni non ancora ristrutturati: pareti scrostate, impalcature che incombono sui malati, avvisi attaccati dove capita, che chiunque potrebbe staccarli solo per fare un dispetto.
Gli uffici sono aperti fino alle 13 ma è solo una formalità. Se non hai il numeretto, se nella classifica generale sei arrivato 31°, sei fuori. Eliminato, ritenta, la prossima volta ti andrà meglio. Volendo per avere informazioni si potrebbe telefonare al numero 06 68352876/2877 dalle 12 alle 13. L’operatore che attacca e stacca, né un minuto prima né un minuto dopo, è l’unica analogia con la Svizzera riscontrabile. «Si fa prima a prendere la linea per un gioco a quiz», scherza, ma mica tanto, un signore sui 70 anni, di nome Camillo.
«La prossima volta, se mi dicono di tornare vado direttamente dall’avvocato», protesta invece Alvaro Tamagnini. «Ho lasciato sola a casa mia moglie che si chiama Tamburino Marisa. Lei dipende in tutto e per tutto da me. Per darmi la fotocopia di un documento ci hanno messo 60 giorni. Bravi…complimenti».
Stefania è una ragazza vestita di nero venuta per avere notizie sulla pratica di suo nonno. «Deve sottoporsi alla rivisibilità, ha 84 anni, non cammina. Non capisco perché bisogna tornare. Che cosa dovrebbe essere cambiato?»
IL DIRETTORE. Si chiama Di Giannantonio. È un medico legale. Ci riceve senza farci fare anticamera. Ha una lunga esperienza maturata sul campo. «Negli anni ’90 – spiega – venivano presentate al massimo 250 domande al mese. Ora in media sono 1300, circa 15 mila l’anno. Noi facciamo il possibile, ma l’organico è quello di prima, di quando le pratiche erano un quinto: 17 dipendenti, 9 interni di cui 8 della Cooperativa Capo d’Arco. Sostituire gli ultimi due impiegati andati in pensione con gente esperta è stato un problema». Ognuno fa 36 ore settimanali. Non bastano per mezzo milione di utenti, quattro municipi romani, una città grande quanto Bologna. «I numeretti? Li diamo solo a partire dalle 8,30, non siamo noi a dire di venire alle 7. Siamo un front office alle prese con un pubblico molto ma molto esigente. E non possiamo fare miracoli», allarga le braccia il responsabile dell’ufficio.
In teoria i soggetti affetti da patologie particolari dovrebbero usufruire di corsie privilegiate. Lo prevede il decreto 2 agosto 2007 che elenca tutti i casi in cui si viene esonerati dalle visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante. Tra questi rientrano anche le patologie neoplastiche, «che trattiamo al massimo in 15/20 giorni».
CALAMITA’ PERSONALE. L’invecchiamento della popolazione e l’impoverimento generale hanno moltiplicato le domande. Un assalto. «Molti anziani si sentono legittimati a chiedere l’accertamento sanitario per motivi che non sono compatibili con il riconoscimento di una condizione invalidante o di una indennità di accompagnamento, noi non facciamo assistenza sociale», spiega il direttore dell’Ufficio. È l’autocertificazione di un disagio, di uno stato di “calamità personale”: la maggior parte delle domande verranno respinte e regolarmente ripresentate qualche mese dopo «per aggravamento dell’invalidità». Senza dire che l’accertamento della Commissiome medica Asl è solo il primo passaggio. L’ultima parola spetta alla Commisione Inps.
IL PIT. La AslRmE non fa eccezione. L’ultimo rapporto Pit salute 2007 di Cittadinanza attiva è una bocciatura a tutto campo e senza appello. Si parla di «divieto d’accesso agli atti amministrativi», «scarsa informazione, mancato riconoscimento dei propri diritti e dei benefici economici», benefici che vengono sospesi da un giorno all’altro in attesa delle visite di controllo. Il Nord (Lombardia in testa), in questa speciale classifica sta messo peggio del Sud.
CORSA AD OSTACOLI. Lungotevere delle Vittorie, n°3. Poliambulatorio AslRmE, l’altra sede dell’ufficio. Semmai non bastassero le file e i numeretti, ecco un mini-ascensore troppo stretto per le sedie a rotelle. Lo sportello invalidi è al secondo piano. La corsa ad ostacoli continua.
FONTE:
IlMessaggero.it
E verissimo , e vergognoso, solo per fare una domanda, sulla revisione del mio bambino 5 anni Autistico , loro me hanno detto che dovevo prendere il numero , a le 7 del mattino eravamo li, e4 abbiamo preso il numero 8 , per stare dentro 3minuti!
Noi famiglie con disabili gravi come dobbiamo fare ‘ vergognoso , non ce aiuto da nesuno , siamo veramente soli!