Un’impresa amorevolissima ma irta di ostacoli quella di tirare su un ragazzino affetto dalla nascita da autismo, ritardo mentale ed epilessia; di dargli una vita che abbia una parvenza di normalità, con esperienze, compagnie, attività alla sua portata. I genitori di Giorgio, tredicenne che frequenta la seconda media in una scuola del IX Municipio, zona San Giovanni, sono desolati; il papà, Michele B., ha scritto un’e-mail al Messaggero per segnalare quello che solo apparentemente è un problema qualsiasi: «Mio figlio è stato privato in modo del tutto improvviso e inaspettato del pulmino che lo portava a scuola.
L’Ufficio trasporti del Municipio non risponde e noi siamo costretti a farci carico dell’accompagnamento mattutino di Giorgio e del suo ritorno a casa, assai complicato visto che lavoriamo, mia moglie in una casa d’aste, io insegno in un liceo. Così non possiamo farcela, ieri ho presentato un esposto al commissariato». La vicenda è complessa, Michele la riassume: «Mio figlio si avvale da vari anni del servizio trasporto disabili senza che siano mai stati segnalati problemi, almeno fino a qualche giorno fa.
Dall’inizio dell’anno è stato regolarmente accolto sul pulmino alle 8,10 e riportato a casa alle 13,25, in compagnia di altri due ragazzi disabili. Di recente però ha manifestato comportamenti meno adeguati e controllabili e a scuola mi hanno chiesto di farlo stare un’ora in meno; dal 26 novembre il pulmino passava a prenderlo alle 9,05. Proprio quel giorno, però, al ritorno ha manifestato comportamenti aggressivi nei confronti di un altro ragazzo, che l’assistente a bordo, una donna, ha detto di non essere in grado di gestire.
Mentre faticosamente si stava cercando una soluzione, il 2 dicembre la doccia fredda: niente più pulmino per Giorgio. Una figura maschile, preferibilmente, che abbia una formazione specifica. La buona volontà non basta; il pulmino non c’è più perché l’assistente aveva paura. Le stesse domande girate all’Ufficio trasporti del Municipio ottengono prima una risposta rassicurante («Venerdì abbiamo l’incontro con le associazioni, poi il servizio partirà»), e quindi una frenata: «Non siamo autorizzati a parlare con la stampa, il problema si risolverà, stiamo lavorando. Racconta delle attività che fa a scuola, abbinare parole e immagini, giocare a palla, puzzle, quasi sempre fuori dalla classe; e poi del futuro che lo aspetta, dell’intenzione di iscriverlo a un Istituto agrario dove potrebbe svolgere alcune attività, essere protetto e seguito.
E anche del programma che porta avanti con Esperantia, una onlus di famiglie del IX Municipio (www.esperantia.it) che cercano di affrontare insieme i problemi dei ragazzi disabili e hanno come obiettivo la costruzione di una “fattoria sociale” nel parco dell’Appia Antica. Magari, magari.
FONTE:
IlMessaggero.it