La storia di Andrea Marchese, che dopo un grave incidente motociclistico, è su una sedia a rotelle

La nostra legislazione in materia di portatori di handicap è fra quelle più avanzate, volendo garantire un livello standard di qualità della vita. La cura ed il rispetto per i diversamente abili comincia sin dalla scuola primaria con l’integrazione dei bambini nelle classi comuni, anche quando talvolta l’handicap è così grave che difficilmente il bambino stesso potrà essere scolarizzabile. Ma la socialità e l’impegno ad andare a scuola aiuta comunque a crescere.

Negli spostamenti quotidiani un diversamente abile sicuramente ha problemi in più anche se la normativa prevede l’abbattimento delle barriere architettoniche, le sedie meccaniche per salire le scale nei luoghi pubblici (là dove non c’è ascensore), la possibilità di salire con la sedie a rotelle nei trasporti urbani, i posti riservati per i parcheggi (spesso occupati da pigroni che non vogliono fare troppa fatica a parcheggiare più lontano). E ci sono pure i cartelli scritti in braille, l’alfabeto per i ciechi, come quelli di Ortigia che guidano in un percorso mirato nell’isola, così da assicurare una visita in autonomia.

Sembra che ci sia tutto, o quasi, per assicurare ai meno fortunati un minimo di indipendenza per una vita che gira a velocità diversa dagli altri.
“Io sono disabile dal’età di 25 anni – dice Andrea Marchese – ,un incidente di moto mi ha tolto l’uso delle gambe ed ora sono da 3 anni su una sedie a rotelle. Il grave incidente non mi ha tolto però la voglia di vivere e di provare tutte le emozioni che la vita mi può dare. Non mi sono mai lasciato andare all’autocommiserazione, ho solo adeguato la mia quotidianità alla mutata situazione fisica”.

“Da piccolo – continua Andrea Marchese – praticavo tutti gli sport possibili prediligendo però l’atletica leggera: la mia specialità era il mezzofondo. Correvo in bici, andavo in piscina, giocavo a calcio, a pallamano, a basket, a tennis. A 14 mi sono avvicinato anche al mondo della musica ed ho deciso di suonare la batteria. Sono andato avanti così per anni, mi sono diplomato e tra un lavoro e un altro continuavo a coltivare sempre queste passioni. Soprattutto quella per la moto.
Con questa però, nel Febbraio 2005, ho avuto un incidente con conseguenze devastanti sulla mia fisicità.

Durante la riabilitazione ho preso coscienza che la mia vita di prima era finita per sempre e dovevo pensarne un’altra, completamente nuova da modellare alle mutate esigenze. E così è stato.
Già dall’unità spinale in cui mi trovavo per la riabilitazione avevo iniziato a fare nuoto, ping pong, basket, tiro con l’arco, handbike e palestra. I medici e i fisioterapisti ti preparano e ti stimolano con la pratica di alcuni sport, poi sta a te continuare una volta fuori e posso assicurare che fuori è tutta un’altra cosa. È vero che ti senti più libero ma allo stesso tempo più vulnerabile ed esposto ai pericoli”.

Quali sono le difficoltà maggiori per un disabile?

“Abituarsi agli sguardi della gente e agli ostacoli che incontri ad ogni metro ma è anche vero che bisogna dare un senso a tutto questo ed io ho cercato di farlo attraverso lo sport e attraverso la musica. Ho ripreso a suonare la batteria in un modo tutto nuovo e mi sono dedicato anche a sport che considerati difficili, poco adatti o addirittura irraggiungibili per un disabile, come la subacquea, la canoa, i quad, lo sci, l’ultraleggero e molti altri ancora.
Lo sport e la musica mi arricchiscono dentro, mi alleggeriscono l’anima perché non ci sono barriere e non causano, e non devono causare, disagi mentali; sono cose che accomunano e rendono grande la vita di ognuno di noi. Non c’è differenza di razza, colore, religione e di difetti fisici”.

I Tuoi obiettivi?
“Ho partecipato a diverse gare regionali e nazionali di atletica con la carrozzina olimpica ed anche alla maratona di Roma, Milano e Oristano. Ho effettuato due lanci con paracadute la scorsa estate, e da pochi mesi ho costituito insieme ad altri tre amici un’associazione che si chiama “freeelements” che nasce con l’obiettivo di stimolare e sensibilizzare le persone diversamente abili, le famiglie e la gente in generale, a raggiungere competenze e traguardi nello sport, nella musica e nella vita senza tener conto delle resistenze e dei pregiudizi diffusi riguardo l’handicap”.

FONTE:
SiracusaNews.it

2 pensieri su “La storia di Andrea Marchese, che dopo un grave incidente motociclistico, è su una sedia a rotelle

  1. Ciao Andrea.
    complimenti per la tenacità.
    bravo..e continua a dare lezioni di vita

  2. Bravo….. , ma ad essere sensibilizzate a fare sport e a voler vivere la propria vita anche se disabili, non devono essere i disabili ma la gente normodotata, sono loro insieme alle istituzioni che dovrebbero essere sensibilizzati affinché facciano in modo che anche chi si trova in condizioni diverse da loro possa fare sport.
    Io faccio le mie brutte esperienze tutti i giorni, mio figlio sulla carrozzina, 13 anni non vuole desidera ardentemente fare sport, ma non ne ha la possibilità, gli viene negata anche quando chiede e quasi implora le varie polisportive di inserirlo con gli altri.
    Scusate lo sfogo, ma non sono i disabili a tirarsi indietro ma la società che gli sbatte di continuo le porte in faccia.

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