Per Altin, 33 anni albanese immigrato e non vedente, l’integrazione è una corsa a ostacoli. Da clandestino, è sbarcato con il gommone in Italia e nel 2004 ha bussato alla porta dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Pordenone. L’Uic in galleria San Marco, ha fatto miracoli per Altin: non bastano. La moglie è disoccupata e la crisi colpisce forte le fasce deboli, come gli immigrati e disabili. «Altin vive una situazione molto difficile – hanno segnalato il caso Luciano Missio, presidente dell’Uic e la vice Daniela Floriduz -.
E’ ancora in attesa della carta di soggiorno, per disguidi burocratici e non può lavorare. La pensione di invalidità e l’accompagnamento non sono concessi, senza quel documento».Un circolo vizioso: i labirinti delle pratiche amministrative hanno tirato il freno all’integrazione. L’handicap visivo, non si cancella. Nessuno ha offerto lavoro al non vedente immigrato dall’Albania, privo della carta di soggiorno: era prevedibile. «Abbiamo deciso di finanziare ad Altin il corso di centralinista a Padova – l’Uic si è fatta carico della situazione -.
Quel tipo di risorse non è stato, infatti, confermato dalla Regione Friuli e siamo in difficoltà: non sappiamo su quali partner contare». «Cerchiamo un partner che ci dia una mano a integrare la quota della rette del corso di centralista – ha chiesto solidarietà per Altin, Luciano Missio -. L’altro appello è sull’occupazione della moglie. «E’ disponibile come operaia, badante – hanno specificato dall’Uic -, per le pulizie. Quali sono le barriere che impediscono il pieno inserimento dei non vedenti nella società? Anche le risorse al minimo.
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