Concluso per 18 disabili il corso di formazione professionale per personale di sala e cucina

RistoranteSi è conclusa la seconda edizione di “Saporidiversi”, iniziativa della Comunità patrocinata da Birra Peroni: diciotto giovani con disabilità sono divenuti commis di sala e cucina. Nella foto di gruppo sono tanti e si vede che sono amici. Ci sono ragazze bionde e more, i ragazzi indossano abiti eleganti, il completo e la cravatta, e sono tutti emozionati. Si chiamano Chiara, Tiziana, Lorenzo, Stefano, Dimitrov, Fabrizio e sono i 18 disabili che hanno concluso i sei mesi del corso di formazione professionale per commis di sala e cucina “Saporidiversi”. L’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, patrocinata da Birra Peroni, è arrivata alla sua seconda edizione e venerdì mattina (12 giugno 2009) è stata presentata alla sala della Protomoteca in Campidoglio. Presenti i giovani che già fanno parte dello staff, come cuochi e chef, alla “Trattoria degli Amici”, storico ristorante della Comunità dove lavorano 13 persone disabili; l’assessore alle Politiche sociali Sveva Belviso; il portavoce dell’organizzazione romana Mario Marazziti; Fabio Ferrucci, docente di Sociologia dei processi culturali e presidente del Corso di laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi del Molise e Dario Laurenzi, che con la sua società di consulenza ha curato il corso e segue ogni giorno gli “amici” della trattoria trasteverina.

Il corso di formazione ha avuto 120 ore di lezioni teoriche, 40 di progettazione e organizzazione, e ben 1.020 ore di stage. Tirocini vissuti in un’atmosfera particolare. «L’ambiente è bellissimo – ha raccontato Stefano Giorgi, 34 anni, completo beige, cravatta rosa e diploma tra le mani –: la “Trattoria degli Amici” non è un posto dove ti mettono sotto pressione, si lavora tanto ma il clima è allegro e si sta in armonia e in amicizia. Niente a che vedere – ha sottolineato – con i posti di lavoro dove sono stato in passato, la gente andava sempre di corsa, era scortese e stressata». Lui, come gli altri ragazzi partecipanti, ha vissuto diverse esperienze di lavoro, quasi sempre in nero, sempre sottopagati e soprattutto mortificati per le loro capacità “inferiori alla media”. Ma di “inferiore” i ragazzi del corso non hanno nulla, parola di Laurenzi: «Posso assicurare, avendoli seguiti – ha spiegato al pubblico presente in sala – che non solo sanno fare bene il loro lavoro ma lo sanno fare anche meglio degli altri». D’accordo anche Marazziti: «Il corso, della durata di sei mesi, ha messo le basi – ha detto il portavoce della Comunità di Sant’Egidio – per una prima fase di formativa nel settore della ristorazione. Dopo molti anni, l’esperienza è iniziata nel 1991, siamo riusciti a creare un posto che lancia un’idea al mondo: quella che la disabilità non è una difficoltà ma una chance. Ogni persona è una persona e ogni vita una vita, non rispettarla è umiliante per loro ma anche per tutti noi». Intervenuta alla mattinata anche Belviso, che ha spiegato come «l’integrazione è una sfida che porta ad annullare le differenze tra le persone, come lo splendido esempio della “Trattoria degli Amici”». Come rappresentante del Comune di Roma si è detta «disponibile ed aperta ad accogliere i buoni esempi come quello di Sant’Egidio per una integrazione che non sia solo una parola abusata». Secondo Ferrucci, infine, «a cambiare in Italia deve essere la mentalità: abbiamo ottime leggi, le migliori d’Europa, ma se esiste ancora solo il 59% degli italiani, secondo una ricerca di Eurobarometro, che vorrebbero un maggiore impiego dei disabili sui posti di lavoro, vuol dire – ha concluso il docente universitario – che a livello culturale qualcosa ancora manca».

FONTE:

RomaSette.it

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