Da Monza a Milano, da Milano a Brescia, da Brescia nuovamente a Milano e alla fine da Milano a Bologna. È l’odissea di una ragazza disabile alle prese, ieri, con un grottesco caso di superficialità. Sofia Righetti, ventunenne di Negrar, studia filosofia all’università di Bologna. Lei che pochi mesi dopo la nascita è rimasta paraplegica, vive una vita perfettamente indipendente, e alla faccia dell’handicap gira l’Italia con il suo gruppo musicale glam metal, di cui è l’agguerrita e appariscente chitarrista. Può andare da sola ovunque, anche in Svezia e in Finlandia, ma non in Italia. Ieri mattina infatti Sofia doveva raggiungere Milano da Monza, dove era stata per un concerto. Quando con la sua amica è arrivata alla stazione ferroviaria, ha ricevuto la prima cattiva notizia: la stazione di Monza era sprovvista del carrello elevatore che serve per il carico del disabile sulla carrozza del treno. Non le è rimasto che chiamare un taxi fino a Milano dove avrebbe preso il treno per tornare a Bologna: il tassametro alla fine segnava 75 euro, anziché 1,60 euro del biglietto ferroviario. Nel frattempo il padre, Giuseppe, era attaccato al telefono per far sì che, nonostante il disagio, la figlia potesse arrivare in mattinata a Bologna per seguire i corsi universitari con l’obbligo di frequenza.
Riesce a rintracciare la cooperativa che si occupa dell’assistenza e finalmente una ragazza va a «recuperare» Sofia a pochi passi dalla stazione di Milano. Dopo aver comprato il biglietto per il capoluogo emiliano, con il carrello Sofia viene caricata sulla carrozza del treno. Tutto sembra risolto, fino a quando dalle casse audio della carrozza una cortese voce registrata preannuncia le fermate successive: non Bologna ma Venezia. Che non è esattamente la stessa cosa. Sofia infatti non si trovava sul treno per Bologna, ma sul Cisalpino proveniente dalla Svizzera. Molto «banalmente» chi doveva occuparsi del trasferimento ha sbagliato persona, invertendo così le destinazioni. Quando la ragazza allarmata ha fatto presente l’anomalia, il controllore ha fatto effettuare al capotreno una fermata a Brescia. Qui le due ragazze, accompagnate dal controllore che ha preferito rimanere con loro anziché raggiungere Venezia come previsto, hanno dovuto aspettare fino alle 14.35 per prendere il treno che le avrebbe riportate a Milano e da lì finalmente a Bologna, che nonostante distasse solo 200 chilometri da Milano, ieri sembrava essere un miraggio irraggiungibile. «Certo, sono disgustata da errori come questi che sono indegni di un paese civile. Mi chiedo che considerazione abbiano dei disabili. Se nelle stazioni ci fosse almeno il carrello elevatore tutto questo non sarebbe successo. Non stiamo parlando della stazione del paesino sperduto, ma di Monza, una città che ospita pure un Gran Premio di Formula 1», ha detto irritata al telefono. La stazione di Milano che si occupa dei servizi ai disabili ha fatto sapere che il fatto è stato accertato e che sono in corso indagini interne per risalire al responsabile dell’«imperdonabile errore». «La signorina riceverà una lettera di scuse da Trenitalia e chi ha sbagliato pagherà».
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