Valmontone (RM): La Storia di Isabella che malgrado su una Sedia a Rotelle diventa Campionessa di Pistola

Disabile su sedia a rotelleCostretta sei anni fa, da una malattia, a stare su una sedie a rotelle, nel febbraio 2008, “per fare qualcosa”, decide di provare a sparare e, in poco meno di 15 mesi, l’Italia scopre una campionessa che oggi punta ai mondiali di specialità del 2010 e alle Olimpiadi del 2012. Protagonista di questa storia di sport e di vita una donna di Valmontone, Isabella Vicanò, che negli ultimi mesi si è tolta la soddisfazione di diventare campionessa italiana di pistola standard 5 colpi, al termine di una competizione che vedeva in gara insieme uomini e donne, campionessa italiana di pistola monocolpo e terza classificata nella gara di pistola a cinque colpi individuale. L’atleta è stata ricevuta dal sindaco di Valmontone, Angelo Angelucci e dal consigliere delegato allo sport Massimiliano Di Santo.

“Isabella è motivo di orgoglio per la città – hanno affermato Angelucci e Di Santo – perché contribuisce a portare nel mondo il nome di Valmontone. Siamo grati a questa donna soprattutto per l’esempio che sta dando: a chi soffre per la malattia Isabella insegna a non mollare. Ai giovani indica, invece, la strada da percorrere all’insegna di uno sport pulito e ricco di valori”.  Per sostenere la carriera dell’atleta, l’amministrazione acquisterà una pistola da competizione, con sopra il calcio impresso lo stemma della città di Valmontone, che seguirà Isabella in tutte le sue nuove avventure compresa quella delle Paraolimpiadi del 2012. “Sono stata la prima disabile iscritta in 120 anni di storia del Poligono di tiro di Velletri – ha raccontato Isabella – Vorrei che la mia storia fosse da stimolo per tutte quelle persone che sono in casa e non sanno che ci sono queste occasioni per evadere. A me personalmente la pistola mi ha aiutato ad uscire fuori perché quello che mi e’ successo, la malattia, non l’ho mai accettato. Consiglio a tutti di avvicinarsi a questo sport e, per quanto riguarda i piu’ giovani, ai genitori dico di non avere paura perché questo, nonostante le apparenze, e’ semplicemente uno sport per tutti che aiuta a socializzare, a concentrarsi e a comprendersi. Per me e’ stato una liberazione, come tornare a vivere”.

FONTE:
SuperAbile.it

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