Il cinismo della burocrazia non risparmia neppure chi combatte per la dignità della propria vita. È il caso di un uomo di 54 anni, di Genova, malato gravemente, che per andare in vacanza in Sicilia, terra di cui è originario, ha dovuto scegliere la nave, il mezzo di trasporto meno comodo e più lento, semplicemente perché treni e aerei non sono attrezzati a trasportare un disabile grave o per farlo applicano tariffe proibitive. L’ennesima storia di ordinaria discriminazione la ricostruisce la moglie Mirella. «Mio marito – racconta – è costretto a vivere agli «arresti domiciliari» per aver commesso un reato di un’atrocità inaudita: si è ammalato di sclerosi multipla progressiva. Lo stato attuale della malattia lo costringe a stare a letto, senza nessun tipo di movimento autonomo. Nonostante le difficoltà cerchiamo di vivere una vita serena e, per quanto possibile, normale anche perché abbiamo una figlia di 12 anni.
Perciò, quest’anno, abbiamo deciso di andare in Sicilia, essendo originari di quella terra». Mirella s’informa per il trasporto, scarta l’aereo perché avrebbe dovuto prenotare, solo per il marito, tre posti per ospitare la barella, ad un costo di 2800 euro, a cui avrebbe dovuto aggiungere i biglietti per lei stessa, la figlia, un’amica e la nonna. L’ipotesi treno sembra essere quella ideale, «Anche perché – spiega – la stazione di Barcellona Pozzo di Gotto, dista solo duecento metri dalla casa dove andiamo in vacanza». Le Ferrovie concedono a Mirella la «carta blu», una tessera con la quale l’accompagnatore di un disabile non paga il biglietto e che dà diritto ad un’assistenza per la salita e discesa dal treno. Appena spiega agli addetti Fs la situazione del marito, però, le rispondono che, per motivi di sicurezza, sui treni non vengono trasportate persone in barella. A nulla vale dire che Mirella e il consorte sono stati a Lourdes e che lui ha viaggiato sdraiato senza problemi. L’unica soluzione rimane la nave. Mirella, il marito, figlia dodicenne, nonna e amica prenotano la traversata Genova-Palermo. Avranno una cabina per disabili con tre posti letto e due passaggi in poltrona per poco più di mille euro, andata e ritorno. Poi ci sono i 500 euro per l’affitto dell’ambulanza che dovrà prelevarli al porto e riportarli all’imbarco a fine vacanza. Sbotta Mirella: «Ma è mai possibile che ai giorni nostri una persona con gravi disabilità debba ancora combattere con l’inadeguatezza dei mezzi di trasporto?». Purtroppo sembra di si.
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