Anche in Piemonte la maggior parte dei treni sono inaccessibili ai Disabili

TreniGabriele Piovano, costretto su una car­rozzella dalla nascita per colpa della spina bifida, il viaggio per Milano se lo dovrà pagare di tasca sua. Ventuno euro e cin­quanta, nella migliore delle ipotesi. Eppu­re Gabriele, come tutti i piemontesi con una disabilità superiore al 67 per cento, quel biglietto non dovrebbe pagarlo, in quanto titolare della “carta gialla”. Una convenzione tra Regione e Ferrovie dello Stato – suggellata con uno stanziamento da 2,3 milioni – che garantirebbe il trasporto gratuito dei portatori di handicap su tutti i convogli regionali del Piemonte. «Peccato che l’80 per cento di quei treni siano di fatto inaccessibili» sottolinea Piovano, che oltre a essere presidente dell’Associazione piemontese spina bifida e dell’Associazio­ne diritti negati siede anche al tavolo isti­tuito pochi mesi fa proprio per tutelare i viaggiatori disabili. «Per chi è in carrozzel­la, raggiungere Asti, Milano o la Val Susa su un treno regionale è impossibile. Non ci restano che Intercity e Eurostar. Ovviamen­te a pagamento».

Per andare a Milano, quindi, Piovano ha dovuto pagare 21,50 euro per un biglietto che – di diritto – non avrebbe dovuto pagare. Stessa storia per tutti gli altri piemontesi costretti per le patologie più diverse su una sedia a rotelle. «A questo punto, che senso ha aver sottoscritto una convenzione con le Ferrovie se poi i convogli a misura di disabile non ci sono?» incalza Paolo Osiri­de Ferrero, presidente della Consulta per le persone in difficoltà. «Le Regione Piemon­te – continua Ferrero – dovrebbe mettere le Ferrovie di fronte alle loro inadempienze. E tagliare quei 2,3 milioni versati per un servizio che di fatto non viene erogato». Secondo l’Associazione diritti negati, la Torino-Cuneo sarebbe l’unica isola felice in mezzo a una valle di lacrime. Pochi mezzi moderni che si alternano a convogli antidiluviani, con decine di anni di servi­zio e centinaia di migliaia di chilometri alle spalle. «Effettivamente, i disabili sono una delle categorie più dimenticate dalle nostre Ferrovie – conferma Cesare Carbona­ri, portavoce del comitato pendolari Tori­no- Milano -, e questo vale anche più o meno per tutti i mezzi del loro parco rotabile, compresi gli ultimi modelli. Il Vivalto, ad esempio, è un treno a due piani di ultima generazione. Eppure, la sua piat­taforma mobile per le sedie a rotelle richie­de dieci minuti di operazioni prima di issare a bordo il portatore di handicap.

Altro che efficienza». «E poi – rincara la dose Piovano – ci sono situazioni parados­sali come quella di una stazione a misura di disabile dove i disabili non possono salire sui vagoni perché sono troppo vecchi». Accuse in gran parte ingiustificate, ribatto­no le Ferrovie dello Stato. Anzi, il Piemon­te sarebbe una delle regioni italiane più attente ai diritti dei viaggiatori con disabi­lità. «Basta vedere sul nostro sito quante sono le stazioni con dotazioni pensate per i portatori di handicap – ribattono -, e quanto si è fatto per il servizio di accoglienza riservato ai diversamente abili. Non pos­siamo che dirci sorpresi di queste criti­che ». «Poche storie, la verità è che le Ferrovie ricevono dalla Regione più di 2 milioni di euro per un servizio che non c’è – torna alla carica Ferrero -. A questo punto, se non sono in grado di permettere ai disabili di viaggiare sulle tratte regionali, perché non si pensa di reintrodurre il servizio di navette su gomma che durante le Olimpiadi funzionava così bene? Speria­mo che il tavolo di confronto sui trasporti convocato con le nostre associazioni possa trovare una soluzione in tempi brevi a questa situazione per certi versi paradossa­le ».

FONTE:

CronacaQui.it

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