Che la vacanza non fosse cominciata proprio nel migliore dei modi, James Ciwson lo ha capito pochi minuti dopo l’atterraggio sulla pista di Elmas. In arrivo da New York via Roma, ha scoperto che i suoi bagagli erano scomparsi nel nulla: volatilizzata la sua sedia a rotelle, perse le tracce anche della sua valigia dove aveva legato le stampelle. «Lost», dice in un americano comprensibile solo agli appassionati di telefilm. Perse. Forse a Fiumicino, forse addirittura nell’aeroporto della Grande mela, alla partenza. Lui, militare americano costretto ad andare in pensione a venticinque anni per una malattia che nessuno è riuscito a diagnosticare («Ho le ginocchia e le articolazioni delle braccia bloccate, dolori ai nervi e problemi alla colonna vertebrale»), non si è perso d’animo e insieme alla compagna Nicole, anche lei disabile, ha bussato negli uffici dello scalo cagliaritano. Dove gli impiegati hanno trovato in pochi minuti una carrozzina, «ma solo per accompagnarmi fino all’auto degli amici che mi dovevano ospitare, parcheggiata fuori». Per il resto, che si arrangi.
SEDIA IN PRESTITO Solo al secondo giorno di trattative, quando è tornato a Elmas per avere notizie dei suoi bagagli (mai arrivate: in venticinque giorni nessuno ha scoperto che fine abbiano fatto), è riuscito a ottenere una sedia a rotelle in prestito: «Aveva un bracciolo rotto e soprattutto era troppo piccola per me», dice sorridendo questo ragazzone di 37 anni che solo per poco non arriva a due metri e pesa un quintale abbondante. Dopo qualche giorno, stampelle e una carrozzina degna di questo nome arrivano in prestito grazie ai buoni uffici della famiglia che li ospita, ma la vacanza a ostacoli continua con la visita della città. Alla Pinacoteca, nella cittadella dei musei di Castello, il servo-scala per i disabili non funziona.
OSTACOLI CONTINUI «Per salire i gradini mi hanno dovuto sollevare due persone». Stessa scena per la fidanzata Nicole. Un’eccezione? No, perché il giorno dopo, al Ghetto degli Ebrei, il problema si ripropone: «Non abbiamo potuto visitare il sottopiano perché l’ascensore non funzionava. Mi hanno spiegato che è stato installato 4 anni fa, ma non è mai stato collaudato». Il Bastione? «Lo abbiamo visto. Ma siamo saliti solo sulla terrazza superiore con l’ascensore: anche lì il servo scala non funzionava». È fermo da anni, nel rispetto della migliore tradizione italiana: installato una decina di anni fa, non ha mai funzionato per più di due giorni consecutivi.
NIENTE BARRIERE In Florida, dove vivono, le barriere architettoniche non esistono: «Qui ci sono ostacoli dappertutto, non si può neanche fare un confronto. Ma credo sia una questione di età della città: Cagliari è vecchia, ha storia, i palazzi sono stati costruiti centinaia di anni fa. In America è diverso».
«GRANDE SOLIDARIETÀ» I cagliaritani però sono meglio degli americani. Almeno alla voce solidarietà: «In America è difficile che qualcuno si fermi ad aiutarti, qui invece ci hanno dato una mano in tanti».
PAGELLA DELLA CITTÀ La pagella della città è fatta di alti e bassi: «Cagliari è molto bella, ha un panorama fantastico. In una scala da uno a dieci, darei nove. Ma se considero i problemi che ho avuto e le barriere architettoniche, direi non più di quattro». E le critiche non finiscono: «Non ci sono indicazioni per strada», spiega Nicole, «chissà quante cose ci siamo persi. Certo, da noi è diverso: i cartelli sono giganti, luminosi, è un nostro vezzo. Ma qui l’unica insegna che ho visto è quella dell’Auchan». La vacanza, nonostante tutto, viene promossa con riserva: «Abbiamo visitato posti bellissimi, peccato non averli potuti vedere completamente. Speriamo di poterlo fare in futuro». Per inciso: le valigie gliele hanno perse anche al ritorno.
FONTE:
UnioneSarda.IlSole24Ore.com