«Ancora un altro brano», dice Mirto che vuole perfezionare il passo laterale che i maestri di tango argentino, Bruna Zarini e Michele Mollica, hanno appena spiegato. In via Dell’Oro, a due passi da porta Castiglione, una sala dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, il martedì sera, si trasforma in una pista da ballo per il secondo corso di tango argentino per non vedenti.
Un progetto pilota che nasce e si sviluppa a Bologna e che presto potrebbe essere esportato in altre regioni d’Italia e, perché no, anche fuori dai confini nazionali. Tutto è nato dalla creatività di Bruna Zarini, da una vita nel mondo del tango. «Un giorno racconta una mia carissima amica tedesca, Gaby Mann, di ritorno da Vancouver, mi dice di avere ballato il tango con un non vedente. E alcuni giorni dopo mi contatta Massimo Tagliata, un grande musicista, e mi dice perché non organizziamo un corso di tango?’. Ricordo di avere risposto d’impeto: Ma è una cosa da matti’. Il tango è basato sull’estetica, sull’aspetto visivo, sulla mirada y cabezeo’: non funziona per un non vedente. Ma poi ho riflettuto a lungo e ho raccolto la sfida: il tango è un ballo che si esegue anche ad occhi chiusi, abbracciati, ed è su questo che ho lavorato. Ho spostato tutto dall’aspetto visivo a quello sensoriale».
Ed ecco i risultati: una decina di uomini e donne non vedenti si ritrovano in via Dell’Oro. A questo corso ne seguirà un altro. Va avanti la lezione. Quando Bruna Zarini e Michele Mollica spiegano come il ballerino deve abbracciare la ballerina, prendono la mano del non vedente e l’accompagnano sulla loro mano per far capire come si deve tenere. Spiega Bruna Zarini: «I non vedenti hanno una capacità di apprendimento e di memoria incredibile: basta farlo sentire una volta perché eseguano tutto per bene. E’ chiaro poi che quando ballano, dobbiamo stare loro vicino per evitare che possano inciampare». Il presidente dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, Egidio Sosio, parla del tango come momento di «socializzazione», un’occasione «per fare incontrare i non vedenti, restii ad uscire di casa». E lancia un appello alle istituzioni: «Aiutateci e sosteneteci anche finanziariamente dice affinché occasioni come queste siano più frequenti». Il maestro di tango argentino Gianni Giberti sottolinea: «Da alcuni anni il tango argentino viene proposto a scopo terapeutico sia per i normodotati che per le persone diversamente abili. Le peculiarità di questo ballo sono tali da renderlo interessante non solo per l’aspetto motorio ma soprattuto per la sua capacità di stimolare in modo originale ed ampio sia la sfera sensoriale che quella emotiva».
FONTE:
Oggi è il pomeriggio dedicato alla segnalazione del nostro laboratorio di tango argentino per Cieci e Ipovedenti sui vari siti dedicati alle varie disabilità , come Oltrelebarriere. Non appena entro ecco comparire già la news e l’articolo recentissimo uscito sul Resto del Carlino!!!! e mi chiedo: ma chi sarà mai stato a farlo pubblicare?
Ringrazio di cuore chi mi ha preceduta!!!
Bruna Zarini la maestra
E’ stata per me un’esperienza didattica ed umana indimenticabile. Se si fossero gli spazi per ripeterLa, ricomincio domani stesso. 🙂