La decisione dell’Aris, della Foai e della Fondazione Don Gnocchi dopo il mancato rispetto degli accordi da parte della Regione. Don Albanesi: «Ora il disagio si sposta interamente sulle famiglie» Oltre 1.200 pluriminorati, molti dei quali senza alcuna assistenza familiare, saranno inesorabilmente dimessi entro il 31 dicembre dai centri di riabilitazione presenti nella Regione Lazio, nei quali sono attualmente ricoverati. Oltre a loro a finire in strada saranno, dal 1 gennaio 2010, oltre 1.300 lavoratori degli stessi Centri di riabilitazione. La decisione è stata presa dal comitato di coordinamento dei Centri associati all’Aris, alla Foai e alla Fondazione Don Gnocchi, a causa della mancata applicazione degli accordi sottoscritti con la Regione nel mese di maggio.
«Il mancato recupero dei tagli decretati nel gennaio di quest’anno – si legge in una lettera inviata al vice presidente della Regione Esterino Montino – nonostante l’accordo siglato a maggio tra le associazioni, la regione Lazio e il Codacons, e le reiterate assicurazioni pervenuteci anche a mezzo stampa, ha comportato un ulteriore pesante aggravamento della già enorme criticità finanziaria che sta mettendo in ginocchio i nostri centri». Una situazione, questa, che non consente più agli stessi centri di continuare ad assicurare cure adeguate a tutti gli oltre 12.500 pluriminorati assistiti. Di qui la decisione di dimetterne l’8%. A questo «seppure doloroso ma inevitabile provvedimento – si legge in un comunicato – se ne aggiungerà un altro, altrettanto doloroso e inevitabile, cioè la messa in mobilità del personale e il licenziamento di 1.300 persone. A breve seguirà il blocco completo delle liste d’attesa con grave disagio per i cittadini».
«La mala sanità della Regione Lazio la continuano a pagare i più deboli», commenta don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, richiamandosi all’allarme lanciato dai coordinamenti regionali Aris, Foai e Fondazione Don Gnocchi, per la mancata applicazione degli accordi sottoscritti nel maggio scorso, relativamente ai tagli sui budget dei centri di riabilitazione. «Il sociale, già povero di suo, sostiene il sanitario, senza compensare alcuna criticità, ormai cronica, del sistema sanitario regionale. Il budget dei centri, tagliato dal decreto Commissariale n. 51/2008, ad oggi – spiega don Vinicio – non è ancora stato reintegrato; questo fatto incide, negativamente, sulle cure e sui trattamenti riabilitativi e terapeutici di tipo sanitario, che per molti utenti rappresentano la possibilità concreta per un reale percorso di recupero. Ora il disagio – conclude – si sposta interamente sulle famiglie, già sacrificate di loro, appesantite e stanche da questo stato di cose».
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