La storia di una donna invalida al 100% a cui viene sospesa la pensione

Disabile in FamigliaHo 43 anni, vivo in provincia di Reggio Calabria, sono sposata, insegno lettere in una scuola media e ho la sclerosi multipla dal 1990, malattia che condivido con mio marito il quale, grazie a Dio, sta abbastanza bene, mentre io sono invalida al 100%, mi muovo in carrozzina e percepisco l’indennità di accompagnamento (non la pensione perché lavoro).

Sono tra le migliaia di persone con disabilità chiamate dall’INPS a revisione per «verificare la permanenza dello stato invalidante». Sia ben chiaro: noi – veri invalidi, nostro malgrado – siamo ben felici se ci sono dei controlli, perché la presenza dei falsi invalidi è un danno innanzitutto per chi invalido lo è sul serio. Ma a tutto c’è un limite e ci sono cose che nulla può giustificare. Mi riferisco infatti a ciò che sta succedendo a migliaia di persone con disabilità – veri invalidi, loro e nostro malgrado – che si sono viste sospendere la loro misera pensione d’invalidità (250 euro mensili + 400 dell’indennità di accompagnamento se ne hanno diritto).

È una vergogna! E nessuno affronta mai l’argomento dell’ammontare della pensione che non consentirebbe una vita dignitosa nemmeno a un animale, né tanto meno la questione importantissima del collocamento obbligatorio e del diritto al lavoro, che in tanti provvedimenti cosiddetti “anticrisi” è stato contrastato e svilito, consentendo alle aziende di non assumere persone con disabilità, come se fossimo solo un peso! Purtroppo qui si sta “rastrellando” senza nessuna regola, richiamando a visita tutti o quasi – come mi confermano anche fonti sindacali – e questa è una cosa scellerata, come se si volesse dire: «non sappiamo far rispettare le regole e allora “colpiamo nel mucchio”, senza alcuna considerazione per la gravità dei casi». Ripeto, è una vergogna! Dopo tutto quello che è successo in questi mesi, con lettere di richiami a visita non firmate (nessun referente e nessun responsabile), convocazioni presso uffici inaccessibili, indirizzi “casualmente” sbagliati, numeri di fax inesistenti o che non hanno mai funzionato, come all’Ufficio di Reggio Calabria (provate a inviare un fax allo 0965 387412…).

Ebbene,  dopo tutto questo e tanto altro si ha pure il coraggio di venirci a parlare di rigore, di trattamento paritario, di risparmi, di giustizia, nonché di riduzione dei contenziosi, quando invece si creano proprio le condizioni di fatto per farli esplodere numericamente: siamo davvero al paradosso! Mio marito ed io ci accingiamo a fare ricorso, ma francamente lo schifo e l’umiliazione che proviamo non è misurabile. Noi che siamo una “parte debole della società” dobbiamo passare il tempo a difenderci dall'”assedio” e dai soprusi di chi si sente più forte e vuole decidere e parlare per noi, non sapendo niente di niente delle realtà che viviamo e non avendo neanche l’umanità per ascoltarci. Questa situazione non è più sostenibile, né accettabile.

FONTE:

Superando.it

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