La spesa per la cura dell’Alzheimer grava sulle famiglie per il 70%

“E’ grave e preoccupante che il 70% delle spese per un ammalato di Alzheimer sia a carico delle famiglie, che magari si trovano a fare i conti anche con la disoccupazione o la pensione minima”. E’ quanto ha affermato Luigina Di Liegro, assessore alle Politiche sociali della regione Lazio durante la presentazione della “Guida ai servizi Alzheimer della Regione Lazio”, realizzata dall’Ipab Isma (Istituti di Santa Maria in Aquiro). Di Liegro si è espressa sui dati del Censis ricordati durante l’incontro, secondo i quali, un ammalato di Alzheimer nel Lazio costa 61mila euro l’anno, di cui solo il 30% è a carico dello stato con il Sistema sanitario nazionale. Sono 70.000 i casi stimati nella regione di cui 50.000 nella provincia di Roma. “Rappresentano altrettante famiglie in difficoltà, visto che la famiglia è il cardine dell’assistenza e la seconda vittima di questa malattia è il caregiver (la persona che assiste l’ammalato, ndr.)”, ha detto Luisa Bartorelli, presidente di Alzheimer uniti onlus. L’identikit del caregiver fornito dal Censis è nel 76% dei casi donna, casalinga o pensionata, che assiste il malato per una media di 13 ore al giorno e solo il 12% chiede l’istituzionalizzazione, vale a dire il ricovero del paziente in una struttura (dati 2007).

“Rispetto ai dati Censis del 2000, sono diminuite le ore di assistenza, che sette anni prima erano 17 al giorno e anche le richieste di istituzionalizzazione che erano il 40% – ha spiegato Bartorelli – questo perché è intervenuto il fenomeno delle badanti”. Si apre dunque il problema di un’assistenza non qualificata. “Bisogna evitare l’ospedalizzazione del malato, con la formazione di volontari per un’assistenza domiciliare specifica che oggi non esiste, con una rete che metta al centro la persona”, ha sottolineato. Sul territorio c’è la rete dei medici di base, che diagnosticano per primi la malattia nel 70% dei casi sospettati e ci sono 34 Uva, Unità di valutazione alzheimer, che sono il punto di accesso all’assistenza della rete regionale. Dagli operatori è stata ribadita anche la necessità di avere almeno un centro diurno per ogni municipio di Roma.

Al momento, sono quattro i progetti in corso della regione Lazio, fatti con un sistema di partenariato, per la formazione di volontari. Il progetto vincitore è stato quello dell’associazione Alzheimer onlus di Roma, anche se sono stati fatti partire tutti e tre quelli presentati al bando di concorso. Giacomo Salmucci, presidente di Alzheimer onlus, che forma volontari da 12 anni nella capitale, ha sottolineato una serie di problemi. “Non basterebbe nemmeno un solo centro diurno a municipio, visto che hanno di media 25 posti per oltre trecentomila abitanti, quanti ne fa un municipio della capitale”. Molto importante la questione delle tariffe di questi centri. “Ci sono arrivate segnalazioni dalle famiglie – ha detto Salmucci – che pagano 600 euro al mese per portarci l’ammalato tre volte a settimana. Il centro infatti è gratuito solo per chi ha riconosciuta l’invalidità, ma questo riconoscimento da parte delle commissioni non è immediato in quanto si tratta di una malattia degenerativa”. Secondo il presidente di Alzheimer onlus, bisognerebbe valutare “se non sia più opportuno dare bonus alle famiglie per l’assistenza domiciliare”.

FONTE:

SuperAbile.it

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