La Storia di Danilo Disabile isolato dal resto del mondo per la mancanza di un montascale

Possono i bisogni essere asserviti alla burocrazia? Già solo a livello teorico, probabilmente la domanda meriterebbe risposte approfondite, tutt’altro che superficiali. Il problema è che poi certi dilemmi non restano interrogativi astratti, ma riportano alla praticità della vita e di storie delicate, come quella di Danilo, un bambino disabile di Corigliano d’Otranto. Ventitré gradini che separano la sua abitazione, in via Umberto I, da quel che c’è fuori dal chiuso di poche pareti che sanno essere fastidiosamente monotone. Da circa tre mesi, i suoi genitori, Sandro Barone e Sandra Garganese, combattono per avere un montascale, che permetta al loro Danilo di superare quei ventitré gradini: nel marzo scorso, ne hanno fatto richiesta, con un progetto affidato alla ditta Rizzoli di Lecce, consegnato all’Asl di Maglie, che, dopo le visure del caso, senza problemi lo ha subito autorizzato. Del resto, la necessità dello strumento, vista l’impossibilità di installare nell’immobile dove abita Danilo un ascensore, era stata rilevata da un sopralluogo, il 1° aprile scorso, e da un documento a firma dell’Ufficio tecnico Lavori pubblici del comune di Corigliano d’Otranto, a firma dell’ingegnere Nicola Dimitri. 

Anche l’Asl di Maglie, nell’autorizzare con celerità il progetto presentato del montascale, nella persona del direttore del distretto, Pierluigi Camboa, aveva allegato una richiesta di semplificazione della procedura per la concessione del mezzo, dove si legge che “lo scrivente avverte la necessità di richiedere con la massima urgenza la revisione delle complicatissime procedure per la concessione di una montascale agli aventi diritto, soprattutto se in età pediatrica, dato che la richiesta della trasmissione della relazione tecnica (di un ingegnere, un architetto, un geometra, ecc.) a Lecce appare allo scrivente un’inutile e dolorosa perdita di tempo per l’utente e la sua famiglia”. Una volta inoltrata la pratica all’Asl di Lecce e, nonostante l’evidenza lapalissiana dell’urgenza legata al caso di Danilo, tra lo sconcerto dei genitori tutto si è misteriosamente bloccato. Secondo quanto racconta la madre, l’Asl di Lecce si sarebbe mostrata perplessa sull’autorizzazione da dare alla ditta Rizzoli e riterrebbe necessaria una gara d’appalto con altre ditte, per aggiudicare la realizzazione del montascale.

“Per me sinceramente – afferma disperata la madre di Danilo – è solo una perdita di tempo: la malattia di mio figlio non è una gara d’appalto per i loro interessi”. La donna riferisce poi di come circa due settimane fa, siano venuti a casa sua, la fisiatra di Lecce insieme al tecnico per l’ennesima visura, facendole visionare un tipo di montascale, alla fine non risultato adatto: “Mi hanno garantito – prosegue – che dopo pochi giorni si sarebbero fatti vivi con un altro tipo di montascale di un’altra ditta: sono trascorse due settimane, ma nessuno si è fatto vivo”.  La madre di Danilo, per questo, ha scelto di rivolgersi al tribunale dell’ammalato, per sollecitare soluzioni e riferire tutto l’accaduto; ma qui, è venuta a conoscenza che dall’Asl di Lecce si difendevano, raccontando di come la donna si sarebbe rifiutata di far entrare in casa la fisiatra insieme al tecnico dell’Ortoghea di Ostuni, e sarebbe arrivata persino a minacciarli; per questo motivo, i medici avrebbero manifestato a chiare lettere l’intenzione di non ritornare in quella casa, per paura della donna, che, dinanzi a queste testimonianze, commenta esterrefatta: “Una cosa assurda”. Anche il padre tutelare del minore si scaglia contro la burocrazia di un sistema “inumano”. Dinanzi al racconto di due genitori disperati e giustamente arrabbiati, non si può restare a guardare inermi e in silenzio: la sanità dovrebbe dare risposte chiare, rapide, certe e a sostegno dei diritti dei pazienti. Quei ventitré gradini, che sembrano ostacoli insormontabili, possono essere abbattuti forse grazie ad una firma, ad un atto di buon senso.

FONTE:

LeccePrima.it

3 pensieri su “La Storia di Danilo Disabile isolato dal resto del mondo per la mancanza di un montascale

  1. Trovo vergognoso tutto questo! L’ho condiviso sia nel mio blog che sulla mia pagina di facebook perchè è giusto che si sappia. 23 gradini, che con un accomodamento ragionevole, come dice la Convenzione ONU sui diritti dei disabili, possono essere abbattuti e invece si fa perdere del tempo prezioso ad una vita! Dove stanno le associazioni che si dovrebbero battere per queste ingiustizie?

  2. “…com’è misera la vita negli abusi di potere…”

    Mi chiamo Giuseppe Pasqualetto, nato, nel 1963, e residente a Caltanissetta; il 13/10/2009 sono diventato disabile perché a causa di emorragia cerebrale al tronco (inoperabile): 3 estrema unzione, 2 tracheostomia, blocco renale, sindrome di Lyell, 717 gg. di ricovero (compresi 90 gg. in coma vegetativo). Certificato dai medici ho sempre bisogno della fisioterapia in regime di ricovero. Sono stato ricoverato: all’ospedale S. Elia di Caltanissetta; all’ospedale Villa Sofia di Palermo; al centro neurolesi Bonino/Pulejo di Messina, durante la mia degenza in un periodo è mancata l’acqua ed ho inviato una mail di protesta al Dott. Aliquò, Direttore generale di quel periodo, vennero nella mia stanza il Direttore scientifico, Prof. Placido Bramanti, ed il Direttore sanitario, non ricordo il suo nome, il Bramanti mi chiede il motivo della mia lamentela, rispondo, con buona educazione: in un ospedale non può/deve mancare l’acqua, aggiunge lui: per adesso manca l’acqua ed è così, ed io, a sua volta rispondo: io con l’acqua fisiologica non mi lavo, lei se vuole accertarsi, ulteriormente, vada in bagno e verifichi. Risultato: non mi ricoverano più, perché ogni volta che chiamavo mi rispondevano oggi, domani, tant’è che ad oggi non mi ha chiamato nessuno. Non ho nulla contro i professionisti e le maestranze del Bonino/Pulejo, rimane un ottimo centro; all’ospedale “S. Maugeri” di Ribera (AG), dallo 07/09 allo 05/10/2020, quarta volta, ma il primario, Dott. Salvatore Condello, dopo che gli ho chiesto, EDUCATAMENTE, di essere dimesso qualche giorno prima perché avevo prenotato una visita oculistica dal Prof. Avitabile, a Catania, il 6 ottobre 2020, per una diplopia all’occhio sinistro conseguenza della patologia, mi ha risposto che l’ospedale Maugeri non è un albergo, che sono stato favorito, non so da chi, e che fino a quando ci sarà lui non mi ricovererà più; al centro di riabilitazione Gli Angeli di Padre Pio di San Giovanni Rotondo; all’ospedale Oasi Maria SS. di Troina (EN), dal 29/04 al 06/05/2021, per esami diagnostici. Ho chiamato, pure, l’ospedale di Cefalù (PA), mi è stato risposto che non mi possono ricoverare perché è passato troppo tempo dall’evento drammatico. Ho fatto, pure, richiesta al centro Vanico di Castelvetrano (TP) ma non mi possono ricoverare perché anche l’ospedale Maugeri ha usato l’articolo 56. Ovviamente non posso ricoverarmi a pagamento, se consideriamo che fino a Luglio 2020 prendevo, circa, 285€ e poi, circa, 651. Come dicevo ho sempre bisogno della fisioterapia, i medici, non io, mi hanno consigliato di fare terapia robotica ed idroterapia, che in Sicilia, purtroppo, non si effettua tranne, in maniera ridotta, la robotica, al centro neurolesi Bonino/Pulejo di Messina. In considerazione che non mi VOGLIONO ricoverare più mi sono messo a cercare ed ho trovato al Sud una struttura adatta al mio caso, Gli Angeli di Padre Pio di San Giovanni Rotondo, ma per andarci ci vuole l’autorizzazione che rilascia l’azienda sanitaria della provincia di appartenenza, che normalmente NON AUTORIZZA. Era il 2016 mi sono informato ed ho preso un appuntamento (a causa della mia disabilità non ho più la patente di guida ed ogni volta che mi devo spostare devo chiedere cortesie a terze persone, al centro di San Giovanni Rotondo non posso andarci a pagamento perché prendo una pensione bassissima), tramite il CUP, con il fisiatra, Dott. Gladinoro Fava, il quale mi dice: lei dopo 15 anni cosa spera di migliorare? Rispondo seccato: intanto se ci vado sono cazzi miei, poi non sono 15 anni ma 7. Nel 2017 mi invitano a seguire lo stesso iter. Il Dott. Gladinoro Fava mi dice: considerato che sarebbe la terza volta che richiede di andare a Gli Angeli di Padre Pio le dico no perché dobbiamo dare spazio ad altre persone; rispondo seccato: guardi dottore che ci sono stato una volta soltanto; lui aggiunge: LO DEVE DIRE A ME? Rispondo: E LEI LO DEVE DIRE A ME? Nel 2019, la richiesta è stata sempre un’odissea ma quest’anno è stata peggio. Alla fine di Gennaio 2019 sono andato dal Dott. Salvatore Ferrara, responsabile dell’U.O.C. di Caltanissetta, per richiedere l’autorizzazione per il ricovero a Gli Angeli di Padre Pio, che mi ha mandato dal Dott. Gladinoro Fava, dopo prenotazione al CUP, il 5 febbraio 2019 ho fatto la visita e dopo aver compilato il verbale nel quale certifica che avevo bisogno delle cure. Il 13 febbraio ho consegnato la richiesta al protocollo dell’ASP2, con il n. 153, mi è stata concessa l’autorizzazione il 31/07/2019, dopo tante proteste, adducendo la responsabilità del ritardo alla mancanza di personale. Ho inviato diverse mail al Direttore generale dell’ASP 2, Dott. Ing. Alessandro Caltagirone, ma non mi ha MAI dato nessuna risposta. Mi è stato prescritto che devo fare riabilitazione in piscina. Mi è stato, pure, detto, INFORMALMENTE, da un amico che lavora all’ASP, che è inutile fare richiesta per andare a San Giovanni Rotondo perché la stessa ASP non autorizzerà. Ho segnalato il mio problema a 1000 persone, tra politici ed agenzie di comunicazione, ma nessuno ha sentito il dovere di rispondermi. DOVE DEVO RICOVERARMI? A Messina NO, a Ribera NO, a San Giovanni Rotondo NO, a Castelvetrano NO, a Cefalù NO. Vi racconto una storia dove sono stato attore. Credo che Ippocrate si stia rotolando nella Sua tomba per il tradimento al Suo giuramento. Ecco la storia: il 26/10/2020 sono stato convocato dalla commissione medica, locale, dell’INPS di Caltanissetta, formata dal Presidente Calì Rosario, componenti Licciardello Musmeci Michela e Mannella Valentina Katia, per effettuare la visita di revisione della pensione di invalidità e dell’indennità di accompagnamento. Tra le altre cose sul verbale è stato scritto: “cambi posturali difficoltosi ma possibili in autonomia. Sale e scende dalla bilancia senza ausilio. Saltuari tremori a riposo arti superiori. Lieve ipostemia sx e moderata a dx aa sia superiori con pressione consensualmente ridotta”, io non posso mangiare da solo se non vengo aiutato, non posso lavarmi (compresa la barba) se non esegue il tutto una terza persona, uso il deambulatore 24h al giorno. Ma poi durante la visita di revisione, proprio il Presidente mi ha aiutato a salire e scendere dalla bilancia perché da solo non ci riuscivo. Non capisco se hanno mentito i medici delle revisioni precedenti o i medici della revisione attuale.

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