Roma: La storia di Brunella malgrado la protesi ad una gamba sogna di diventare campionessa di reining

“Amo i cavalli sin da quando avevo 10 anni. I miei cugini avevano un maneggio ed io ci passavo le giornate…  I momenti che precedevano l’uscita a cavallo erano carichi di elettricità,  preparavo meticolosamente il cavallo seguendo ritmicamente  un ordine preciso, prima la coperta, poi la sella, uno sguardo alle redini, e poi via con il vento in faccia tra le colline di Formello, nella campagna romana”. Comincia così a raccontare la propria esperienza Brunella Roscetti. Poi la necessità di trovare un lavoro per il proprio sostentamento e per aiutare la famiglia l’ha costretta ad allontanarsi dai cavalli.

E “il tran tran quotidiano – racconta ancora Brunella – ad un certo punto si è spezzato nel peggiore dei modi”: una terribile malattia, la vasculite. La diagnosi arriva in ritardo, così nel 2006 Brunella perde la gamba sinistra. La vasculite è una patologia caratterizzata da processi infiammatori e degenerativi delle pareti dei vasi sanguigni, con ostruzione e conseguente ischemie. “Quando la riduzione di flusso diventa inadeguata per mantenere la vitalità dei tessuti, compariranno ulcere trofiche e cancrena. Si arriva all’amputazione dell’arto per il fallimento delle terapie mediche e chirurgiche” spiega Annalisa Apolloni, specialista in malattie dell’apparato cardiovascolare  e assistente presso l’Unità di Angiologia dell’ospedale Pertini di Roma, che ha in cura Brunella dal 2007: queste cure servono a salvare la gamba destra, anch’essa colpita dalla malattia con la chiusura dell’arteria posteriore, cosa che rende difficile a Brunella fare più di cento passi. Una malattia, la vasculite, di cui ancora non sono chiare le cause e per la quale si guarda con speranza alla ricerca sulle cellule staminali.

Proseguono le parole di Brunella: “Il trauma psichico e fisico che si vive quando ti dicono che perderai una gamba non si può descrivere, sicuramente c’è rabbia e incredulità, e in un primo momento cerchi di capire come puoi evitarlo. Poi ti arrendi e da quel momento sentimenti e pensieri si mischiano in un angoscioso smarrimento. Ad un certo punto non hai più la gamba e incominciano i problemi pratici che ti impongo razionalità e quindi, paradossalmente, ti aiutano a reagire. Così ti concentri sulle possibilità  che hai di riprendere a camminare con due gambe, studi, ti informi, incontri medici, tecnici, ingegneri, cerchi di capire chi ti può aiutare e offri il tuo corpo come banco di prova per trovare la migliore soluzione possibile per te. Con la protesi incominci di nuovo a camminare, a guidare, insomma ritrovi un po’ di autonomia”. E cavalcare? Il pensiero è  stato di sostegno nel percorso lungo della riabilitazione, e presto Brunella si è resa conto che per andare a cavallo sarebbe servita una nuova protesi, diversa da quella d’uso quotidiano, utile per camminare. E ricomincia il consulto di tecnici, medici e ingegneri che studiano le dinamiche dell’andare a cavallo per realizzare una protesi che sia sicura. Tempo, energie e tutti i risparmi Brunella li spende per le due protesi. “Ma ora  – dice a se stessa – puoi cominciare a realizzare il tuo sogno: diventare campionessa di reining”. Il reining è una disciplina sportiva nata in America, vuol dire “lavorare di redini” e si ispira al lavoro dei cow-boys con i cavalli. Il rapporto uomo-cavallo era funzionale alla gestione delle mandrie di bestiame e la maestria che i cowboy  impiegavano nel manovrare le redini che impartivano le direttive al cavallo dà origine allo sport chiamato reining.

Cosa si fa durante le competizioni di reining? “Le manovre sono difficili e il cambio repentino da una all’altra aumenta la complessità degli esercizi” ci spiega Brunella Roscetti. Ad esempio nello ‘spin’ il cavallo deve girare sul posto velocemente facendo perno su una sola zampa posteriore, nello ‘sliding – stop’ il cavallo viene lanciato al galoppo e stoppato repentinamente. Insomma, uno sport impegnativo ma anche ideale per l’esercizio fisico di cui Brunella ha bisogno, più importante di qualsiasi medicina”. Il sogno di Brunella si sta avverando. Le gare alle quali partecipa la vedono emergere accanto a persone non disabili (perché per la disciplina del reining non esiste ancora una categoria per atleti con disabilità). In particolare Brunella è grata all’ingegnere Inail Gennaro Verni, responsabile del perfezionamento della “protesi da cavallo”, e al tecnico Franco Mele che la segue durante tutte le gare. E poi ci sono i due fisioterapisti dell’Inail che la seguono e che non perdono occasione per segnalare la sua storia, Lucilla Maimone e Roberto Scialanca. In questo percorso a ostacoli Brunella è sorretta da tenacia e passione, “ma è  l’amore della famiglia e degli amici – dice – che mi circonda, mi protegge e mi sostiene e rende possibile il mio sogno”. Ha scoperto il coraggio di chiedere aiuto, e “per fare questo ho imparato ad essere forte, aperta, incalzante, ho messo da parte i falsi pudori perché l’arterite è sempre in agguato”. E’ “concentrata sul sogno” ma è anche “consapevole che realizzarlo sarà un punto di arrivo per me e di partenza per le persone che, come me, dovranno affrontare stravolgimenti altrettanto radicali della loro vita”.

FONTE:

SuperAbile.it

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