A Venezia un tassista rifiuta il trasporto di Alessia perchè è disabile

Una serata insieme. A cena con amici. Poi Alessia ha guardato l’orologio: ormai anche l’ultimo vaporetto era passato. Così ha salutato tutti e si è diretta verso casa. È partita, tra campi e calli, insieme alla sorella. Fino a che, davanti a lei ha trovato una sfilza di sette-otto ponti. E si è fermata. Lì ha aspettato i suoi amici, che erano saliti su un taxi vicino al ristorante e che hanno chiesto così al tassista di raggiungerla, e caricarla, vicino al ponte dell’Accademia.

«Io queste persone non le faccio salire, non se ne parla — ha detto lui quando l’ha vista—ho mal di schiena, non posso fare sforzi per sollevarla e non ho la pedana ». Una risposta brusca, che ha negato ad Alessia Spalloni un diritto. «Si è rifiutato di farmi salire perché sono disabile —spiega la ragazza—le sue erano tutte scuse sciocche, anche senza pedana mi avrebbero portata in braccio i miei amici. Sono disabile da 8 anni, dopo un incidente, so bene quali sono i miei diritti. E poi che fatica avrebbe fatto? È discriminazione. Sembra di tornare all’apartheid».

A nulla sono servite le insistenze degli amici. Il tassista non ha voluto sentire ragioni. E Alessia è rimasta a terra. «Allora siamo scesi anche noi e abbiamo chiamato la polizia — spiega un amico — gli agenti sono arrivati e subito il tassista ha detto loro “sono parente di…”. A quel punto i poliziotti sono stati morbidi con lui, ci hanno detto di essere dispiaciuti della situazione ma lo hanno lasciato ripartire senza fare nulla, né un verbale, né un richiamo». «Io amo Venezia, ci vengo ogni anno, cinque o sei volte — racconta Alessia—non mi era mai successa una cosa così. Fortunatamente era una serata con amici e ci ho riso su». È bella Alessia, ha i capelli lunghi, è molto magra e solare, ha una voce dolce al telefono, anche quando parla della sua disabilità: «Ho cercato una foto per un po’, ma in quasi nessuna si vede la carrozzina, io faccio un sacco di cose, viaggio in tutto il mondo, non ho limiti. Questo lo è stato ed è la sensazione peggiore».

Una condanna pesante è arrivata anche dal responsabile della categoria dei tassisti, Silvio Dal Zennaro: «L’episodio anomalo mi sconcerta, mi scuso a nome di tutti i tassisti per il comportamento offensivo del mio collega nei confronti di questa giovane donna. Probabilmente ci sarà una lettera di richiamo. È stato disdicevole ». Aggiunge Ugo Bergamo, assessore alla Mobilità del Comune di Venezia: «E’ un episodio increscioso, che finirà sicuramente in commissione disciplina, perché lede il senso di civiltà di questa città. L’azione, già di per sé condannabile del tassista, peggiora a maggior ragione vista l’attenzione che l’amministrazione ha da sempre nei confronti di queste problematiche. I taxi creati appositamente per il trasporto di persone disabili sono due ma molti altri hanno la pedana. Se il tassista non era in grado di gestire la situazione da solo avrebbe dovuto chiamare i colleghi e farsi aiutare».

FONTE:

CorriereDelVeneto.it

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