La laurea honoris causa arriva dal mare per Claudio Imprudente, giornalista e scrittore disabile bolognese. Per tutta la vita l’hanno chiamato handicappato, emarginato, cerebroleso, spastico, diversamente abile poi ultimamente anche maestro, professore, educatore ma dottore no, proprio non se l’aspettava Claudio che a cinquant’anni suonati l’Università di Bologna decidesse di conferirgli il massimo suggello: quell’alloro che per uno come lui, che non parla e indica le lettere con lo sguardo su un alfabetiere trasparente, sembrava come una meta irraggiungibile.
Dottore magistrale in Scienze della formazione, cerimonia prevista il 22 ottobre nell’aula magna del Polo universitario di Rimini. Celebrazione solenne davanti al corpo accademico al gran completo, amici e parenti. Che continueranno a festeggiare poi la settimana dopo, il 30 ottobre, a Maranathà, la comunità di Cinquanta a San Giorgio di Piano (Bologna) dove Claudio vive, con una grande festa lunga un giorno. E ce ne sarà da festeggiare per Claudio, nato a Bologna il 19 marzo del 1960 con una grave lesione cerebrale che gli ha comportato non pochi problemi nella vita: la sua storia è tutta una battaglia, una morbida lotta contro stereotipi e pregiudizi, sempre sguainando le armi dell’ironia e dell’autocritica. Il suo libro più famoso e autobiografico, “Una vita imprudente” (edizioni Erickson) lo dedica ad esempio “ai normodotati gravi e ai diversabili prudenti”.
E proprio il termine che lui stesso ha coniato per definire la disabilità, quel “diversabile” oggi diventato di uso comune, già spiega che cosa intenda lui per diversità: uno con una marcia in più, una persona che sa trasformare i limiti in traguardi, le mancanze come opportunità. Claudio ci è riuscito. Iscritto come pubblicista all’Ordine dei giornalisti dal 1989, Imprudente ha pubblicato una decina di libri, scritto migliaia di articoli (e anche il testo della canzone “Mio amico a quattro ruote” musicata da Franco Fasano e Franco Mussida), è direttore editoriale della rivista “Accaparlante” e presidente del Centro di documentazione handicap di Bologna. Ha partecipato a decine di trasmissioni televisive e centinaia di convegni. Ma soprattutto ha fatto crescere con il suo lavoro quel “Progetto Calamaio” rivolto alle scuole: un percorso formativo sulla diversità e per una nuova cultura dell’handicap che gli ha fatto incontrare un mare di studenti in tutta Italia. Bambini e maestre che hanno riso e pianto assieme a lui e agli educatori del progetto, che si sono commossi cantando e ballando i motivetti che Claudio e i suoi colleghi hanno inventato per parlare di diversità in classe.
“Sono da sempre interessato al settore della comunicazione e dell’informazione, anche massmediale – scrive nel curriculum che ha predisposto diligentemente -. Il mio principale obiettivo è quello di creare nuove forme di comunicazione sulla diversabilità e sul mondo sociale, al fine di sensibilizzare e diffondere una nuova cultura della diversità”. Ora, tra poco più di un mese, potrà aggiungere un altro titolo a quella quattro paginette suddivise fra esperienze professionali, pubblicazioni, partecipazione a convegni, trasmissioni radio e tv: quella laurea che mancava e che adesso c’è. “Un riconoscimento non per pietà – spiega il professor Andrea Canevaro, che ha fatto partire il lungo iter per fargli avere la prestigiosa pergamena accademica – ma un atto doveroso verso una persona che ha contribuito a dare dignità scientifica alla pedagogia speciale”.
FONTE:
mio caro Claudio dopo aver letto tutto ciò ti sono tanto vicina per aver fatto una conquista…anche se non ti conosco ti voglio fare gli auguri perchè tu fossa fare ciò che desideri anche se nel nostro mondo è difficile……..anch io sono una disabile …e so cosa vuol dire ….cordiali saluti