Sedia a Rotelle Negata

Vi scrivo in merito a quanto accaduto alla nostra famiglia.
Mio padre è rimasto paralizzato a seguito di un ictus nel 2003, aveva solo 42 anni.
Da quel momento è costretto su una sedia a rotelle.
Le lascio immaginare il dramma in cui versavamo io e la mia famiglia, mia sorella aveva 9 anni, io solamente 17.
Tutt’ora la vita è molto difficile sia dal punto di vista organizzativo che dal punto di vista economico.
Qualche settimana fa abbiamo contattato la fisiatra di riferimento perché la carrozzina di mio padre sulla quale VIVE, è rotta non è più possibile portarlo in giro.
La dottoressa ha dato inizio a quella procedura burocratica INFINITA!
Decidiamo di rivolgerci al negozio di ortopedica vicino casa perché papà fa molta fatica ad uscire.
Tale SUBEMA di Milano prende in carico la nostra pratica e dopo parecchie settimane ci contatta dicendoci che la carrozzina era arrivata.
Mia madre ed io siamo andate a ritirarla con l’espressa e lecita intenzione di farla provare a mio padre.
Con evidente riserva accettano.
Questa carrozzina è risultata molto pesante molto ingombrante e mio padre era scomodo, non era quindi adatta al soggetto. (faccio notare che questa procedura è di competenza del centro che capendo la situazione di un uomo paralizzato fa uscire il tecnico per capire le esigente del malato)
Riportiamo, con mio padre, la carrozzina al negozio e con aria infastidita e scocciata ritirano la sedia. (pensi che talmente erano infastiditi che non hanno nemmeno rivolto la parola a mio padre che lo ha notato rimanendoci molto male perché si sentiva in colpa e mortificato di una cosa assolutamente LECITA).
Dopo altre settimane ci procurano un’altra carrozzina questa volta decidiamo, con tanti sacrifici del malato e di noi familiari, di fare andare papà direttamente al negozio a provare la sedia.
Non va bene nemmeno questa, è molto pesante e scomoda per lui che CI DEVE VIVERE!!!!!!
Con altrettanta aria molto scocciata ritirano la sedia. (Faccio notare che papà vive su una sedia a rotelle da 7 anni ed abbiamo usufruito di negozi di ortopedia sin dall’inizio, tutti sono venuti a casa nostra per una più attenta analisi fornendoci la carrozzina adatta alle esigenze VITALI di mio papà. Per motivi di vicinanza abbiamo dato credito a questa ortopedica)
Decidiamo quindi di chiudere i rapporti con la SUBEMA poiché evidentemente non erano in grado di soddisfare i bisogni di mio padre.
A questo punto ci accorgiamo che l’ortopedica SUBEMA ha già chiesto all’ASL il pagamento di entrambe le sedie con la motivazione che il cliente le aveva provate.
L’ASL a questo punto non può erogarci una nuova sedia perché a causa di mio padre ne hanno già dovute pagare 2.
Mio padre ora vive su una sedia a rotelle rotta e malmessa.
Voglio SOTTOLINEARE la maleducazione con la quale mi hanno trattato al momento di darmi delle spiegazione, la mancanza di sensibilità con cui hanno trattato mio padre ed il suo caso di disabilità.
Mio padre VIVE TUTTO IL GIORNO su una sedia a rotelle non ha diritto che questa sia comoda e maneggevole per noi TRE DONNE (mia madre mia sorella ed io) che lo dobbiamo spingere?
NON E’ QUESTO UN NOSTRI DIRITTO?
DOBBIAMO SENTIRCI IN COLPA? E’ GIUSTO NON POTERNE PIU’ RICHIEDERE UNA PERCHE’ QUESTA ORTOPEDICA NON HA CAPITO O NON VOLEVA CAPIRE LE ESIGENZE DI UN MALATO?

Rimetto a voi la mia probelmatica con la speranza che possa accogliere la mia richiesta d’aiuto e pubblicare la lettera sul vostro blog!
Non è giusto essere trattati così, le parlo con le lacrime a gli occhi di una figlia che non sopporta questa ingiustizie!

La ringrazio dell’attenzione
Cordiali Saluti
Valentina Colonnelli

Un pensiero su “Sedia a Rotelle Negata

  1. Queste sono storie che non vorrebbero (dovrebbero!) sentire, ma purtroppo c’è chi ancora svolge un’attivita con il solo scopo di mercificare ciò che fa, indipendentemente dal settore in cui opera.Sono un operatore socio sanitario e con la disabilità ci convivo quotidianamente, a volte dovendo affrontare tematiche come queste, per fortuna c’è anche chi, per contro vive l’ortopedia con scrupolo e attenzione, mettendo la persona disabile al centro e facendo di tutto per soddisfare l’esigenza che si presenta. Sul nostro territorio (Cossato, BI) a parte qualche piccolo ritardo in alcune consegne c’è un buon rapporto di collaborazione tra asl, operatori socio sanitari e ortopedia, tutti coinvolti nel cercare la soluzione migliore a questi problemi.

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