Non è forse degna di considerazione l’usura personale prodotta nella cura dei conviventi con disabilità grave? E perché non si parla di diritto ai congedi lavorativi previsti in favore dei familiari di persone con disabilità?
Si è fatto un gran parlare di convivenze in quest’ultimo periodo, ma poco o nulla è stato detto sui diritti delle convivenze delle persone con disabilità.
Quasi che l’argomento non riguardasse minimamente questo tipo di famiglie di fatto, quasi che non vi fossero elementi di riflessione sul carico assistenziale.
Eppure, proprio in questi giorni era stata presentata una proposta di legge sul prepensionamento dei familiari che assistono i propri cari.
Forse eravamo distratti da questa battaglia?
Intanto approda il Disegno di Legge del Governo sui cosiddetti “DICO”, che affronta in maniera operativa i diritti e i doveri derivanti dalla stabile convivenza fra due persone legate da vincoli affettivi. Non si affronta però l’usura personale prodotta nella cura dei conviventi con disabilità grave, non si equipara il diritto ai congedi lavorativi previsti in favore dei familiari.
Infatti, il testo del Disegno di Legge affronta, all’articolo 4, l’assistenza per malattie e ricovero e agli articoli 9 e 10 le tutele in materia di lavoro e quelle previdenziali. Analizzando e comparando detti articoli, non vi è traccia della possibilità di esercitare il diritto di congedo lavorativo previsto dalla Legge 104/92.
Eppure l’assistenza alla persona cara rappresenta uno degli elementi qualificanti del provvedimento, ma le persone con disabilità grave e i loro conviventi non vedono riconosciuto il diritto a beneficiare delle agevolazioni previste in favore dei familiari.
Forse al Legislatore è sfuggita l’ipotesi che le persone con disabilità grave possano costruirsi una propria famiglia di fatto? Forse un difetto di comunicazione o di rappresentatività del variegato mondo della disabilità? Eppure è proprio sui temi generali che dovrebbe incidere la cultura dell’inclusione: mainstreaming, infatti, vuol dire anche passare per il corso principale dei provvedimenti legislativi e non solo per i provvedimenti specifici.
Eppure il testo del Disegno di Legge ha saputo tener conto delle legittime esigenze delle coppie dello stesso sesso o delle coppie multietniche parzialmente prive di permesso di soggiorno…
Ci auguriamo dunque che in sede di discussione in Parlamento venga affrontato il problema dell’assistenza delle coppie conviventi in cui uno dei componenti è con disabilità grave e l’altro componente si adopera “in modo usurante” nell’aiuto quotidiano. Riconoscere all’interno dei “DICO” il diritto ai congedi lavorativi per assistenza, oltre che un atto di sensibilità, sarebbe anche un atto di non discriminazione. Dico!!!
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