Alvise De Vidi, Luca Mazzone, Valerio Taras, Andrea Borgato, Clara Podda, Giada Rossi, e Gloria Boccanera. Che cosa accomuna questi campioni di sport differenti, a parte medaglie e premi speciali?
Basterebbe riascoltare qualche intervista qua e là per accorgersi che per ognuno di loro il bello dello sport è la possibilità di socializzare e prendere consapevolezza del proprio corpo, anche dopo che un incidente, non per forza esclusivamente stradale, ti colpisce il primo tratto della colonna vertebrale (in particolare le prime sette vertebre cervicali) e ti costringe a vivere su una carrozzina a vita, perdendo la sensibilità e successivamente l’uso parziale o totale di tutti e quattro gli arti (superiori e inferiori), oltre alla paralisi del torso. Stiamo parlando di tetraplegia.
Non ha importanza se pratichi atletica leggera, bocce, bowling, calcio balilla, danza, handbike, rugby in carrozzina, tennis da tavolo o tiro a segno, questi i principali campi in cui troviamo atleti tetraplegici.
L’importante come dice Alvise De Vidi – consigliere regionale veneto del comitato delle paralimpiadi, ma in primis maratoneta – “Per qualsiasi persona che subisce un trauma, un incidente, fare sport è un obbligo, per la sua dignità e per il suo benessere”.
Certo, bisogna imparare a fare i conti con una vita che apparentemente non è più tua, visto che si ha bisogno sempre dell’aiuto di un’altra persona per fare qualsiasi cosa, dal mangiare, al lavarsi o andare in bagno.
I gradi di paralisi coinvolgono più o meno parti del corpo, a seconda del punto in cui s’infligge la lesione. Non si può parlare di scala di gravità, ma sicuramente in questa scala ci sono dei numeri, non tanto delle percentuali di incidenti, quanto l’associazione alle vertebre colpite.
Lesione vertebre C1 e C2 – trauma che generalmente è associata alla morte imminente o in alcuni rarissimi casa alla dipendenza da ventilatore meccanico.
Lesione vertebra C3 – quasi sicura paralisi del tronco e perdita della funzionalità del diaframma.
Lesione vertebra C4 – difficoltà nella respirazione e facile perdita del movimento delle spalle e del bicipite brachiale.
Lesione vertebra C5 – possibile paralisi del tronco, impossibilità di movimento di bicipiti, spalle, polsi e mani.
Lesione vertebra C6 – staticità completa e perdita di movimento di mani, polso, tronco e arti inferiori.
Lesione vertebra C7 – limitazione al movimento di arti superiori, mani e dita e possibile paralisi del tronco.
A prescindere quale vertebra venga coinvolta nel trauma, la vita cambierà, come nella storia di Giada Rossi, la più giovane tennistavolista paralimpica (23 anni) che non rimpiange di essersi tuffata nel 2008 nella piscina di casa che le ha causato l’incidente ed essere costretta a non poter più correre e saltare. Lei che all’età di 14 anni era una promessa del volley, lei che proprio quel 2 agosto ricevette la lettera per la convocazione nella rappresentativa regionale di volley. Lei che ha sempre vissuto per lo sport, prima come ora, è adesso una delle stelle della nazionale di ping pong e ogni anno che passa scala il ranking delle più forti al mondo. Del resto come dice lei: “…alla fine mi sento come tutti, è la società che ti vede in modo diverso solo perché hai un problema fisico”.
Altro incidente per via di un tuffo in acqua, è successo a Valerio Taras, che lo ha reso sfortunatamente atleta disabile, ma che per questo non ha mai rinnegato il suo amore per l’acqua e per il nuoto. Una passione che lui stesso in diverse interviste dichiara essere la sua vita. Valerio è uno specialista nei 50 metri di stile libero, detentore di un record mondiale, non se la cava male nemmeno nei 50 mt farfalla e nelle staffette con gli altri azzurri… Il nuotatore paralimpico non si sentirà mai un pesce fuor d’acqua!