Se in passato i medici erano scettici sul far praticare sport a pazienti affetti da Sclerosi Multipla, ora c’è un cambio di rotta e consigliano un’attività fisica regolare, seppur con una serie di accorgimenti che possano monitorare lo stato di affaticamento e prevenire eventuali crisi. Ma facciamo un passo indietro. Per comprendere i rischi a cui si può andare incontro, bisogna sapere che cosa comporta questa malattia.
La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia neurodegenerativa che colpisce attraverso un processo infiammatorio, il sistema nervoso centrale, provocando la lesione o addirittura la distruzione delle cellule che producono la mielina (una sostanza che protegge e isola la conduzione dello stimolo nervoso, all’interno della guaina midollare), presenti negli emisferi cerebrali, nei nervi ottici, nel cervelletto e nel midollo spinale.
Si contano circa 3 milioni di persone affette da questa malattia, di cui circa 114.000 in Italia, senza predilezione di sesso o età, anche se viene spesso diagnosticata in fase adulta, quindi tra i 20 e i 40 anni, colpendo specialmente le donne.
Le principali limitazioni dettate dalla SM sono legate a disturbi visivi, anomalie nella coordinazione dei muscoli durante le attività deambulatorie, indebolimento fino a perdita della sensibilità degli arti, assenza di controllo dei movimenti e difficoltà nella parola. Ciò non toglie, che le persone che riscontrano questa malattia siano inabili o non avvezze ad attività sportive che prevedono movimenti, anzi, si è riscontrato che tali attività favoriscano il buon umore e l’interazione con la società, ottenendo dopo settimane di allenamento netti miglioramenti a livello motorio e di coordinazione.
Attività come bocce, calcio balilla, curling, equitazione e nuoto, sono gli sport che più si adattano a soggetti che riscontrano la sclerosi multipla, poiché sono tutte attività che permettono il controllo del proprio stato di affaticamento e di mobilità articolare/muscolare.
Il monitoraggio della temperatura corporea deve essere una sorta di campanellino d’allarme, o da cartina di tornasole, durante le attività fisiche, soprattutto se costanti nel tempo, a prescindere dalla disciplina prescelta.
Tra gli esempi di più eclatanti di sportive che si sono fatte notare per la loro perseveranza durante gli allenamenti e i risultati durante le gare, arrivando a rappresentare l’Italia ai mondiali e alle paraolimpiadi troviamo:
Sara Morganti – cavallerizza toscana dall’età di 13 anni, dieci volte campionessa italiana, quattro volte sul podio dei campionati europei e prima nel 2015 e 2016 nel ranking mondiale della Federazione Equestre Internazionale (FEI) di paradressage, distaccando il secondo con ben 1633 punti di scarto.
Nadia Fario – padovana classe ’64, invece ha fatto centro e con la sua pistola P2 (10 metri) – P4 (50 metri) categoria SH1-C, è diventata una delle stelle di punta della società sportiva Aspea Padova per il tiro a bersaglio. Non ha mai mollato e con profonda dedizione e ore ed ore di allenamento (ben tre ore al giorno per cinque giorni alla settimana), è riuscita ad ottenere la convocazione alle paraolimpiadi di Rio nel 2016.
Le parole che la Morganti rilasciò durante un’intervista fecero ben comprendere il potere dello sport.
Alla domanda “Come ti senti quando monti a cavallo?”.
La risposta fu: “Mi sento libera. Intanto perché mi libera dai limiti derivati dalla mia situazione fisica […] perché nel momento in cui monto a cavallo è lei che si muove con me e per me e quindi diventa un po’ come un centauro […] la cavalla diventa quasi il prolungamento di me. Questa è la sensazione che io provo quando la monto, sentirmi libera, lontana dai problemi. Perché in quel momento il mio unico pensiero è quello di essere a cavallo e quindi tende a rimanere al di fuori qualsiasi altra problematica relativa sia alla vita quotidiana che a qualsiasi altra cosa”.
Le discipline sportive regalano a Sara, Nadia, e tanti altri atleti affetti da Sclerosi Multipla, la possibilità di convivere meglio con la malattia, regalando momenti di calma e serenità.