Non e’ più semplice fantascienza, ma un sogno che e’ diventato realtà grazie alle Interfacce cervello-computer (bci), sviluppate nell’ambito del progetto europeo Maia, di cui si sono presentati i risultati oggi a Roma presso l’Irccs Fondazione Santa Lucia.
Un progetto che sfrutta la ‘grande forza’ del nostro organo cerebrale e della sua immaginazione, e che può avere grandi applicazioni in futuro, restituendo una parte di autonomia a tutte quelle persone con gravi disabilità, che pur avendo intatta la capacità di elaborare il pensiero, non sono in grado di muovere alcun muscolo.
”Si e’ visto – spiega Donatella Mattia, neurofisiologa del Santa Lucia – che anche solo immaginare un movimento produce delle modifiche nel cervello simili e sovrapponibili a quelle che si verificano quando il movimento si compie veramente.
Tale modificazione cerebrale viene riconosciuta da un computer specificamente addestrato, tramite dei software e le reti neurali, decodificata e quindi convertita in movimento, senza utilizzare alcuna metologia invasiva”.
Il ‘meccanismo’ consiste infatti nel porre sulla testa della persona una cuffia con degli elettrodi, in grado di captare lo specchio elettroencefalografico, cioè gli impulsi elettrici del cervello, e riconoscere le caratteristiche di alcuni segnali tipici del movimento, che vengono così inviati a un computer, che a sua volta li trasmette a una sedia a rotelle o un braccio meccanico.
Tutto questo dopo un’addestramento reciproco tra la persona e la macchina di 3-4 giorni. ”Praticamente – continua Mattia – se il paziente sulla carrozzina pensa e immagina di muovere verso destra il collo, a cui comunque non arriva alcun impulso dal cervello, la sedia si sposterà verso destra. Nell’ambito di questo progetto abbiamo lavorato all’applicazione su sedia a rotelle e braccio meccanico.
La speranza e’ di poter arrivare a sviluppare un braccio da applicare sull’arto vero e proprio, consentendo alla persona di aprire e chiudere la mano per esempio”.
Per ora i movimenti cui e’ stata istruita la sedia a rotelle invece sono molto semplici, cioe’ avanti e indietro, destra e
sinistra. Ma le possibilità di utilizzo di queste applicazioni in neuroriabilitazione, come ha detto in apertura dei lavori il premio Nobel Rita Levi Montalcini, ”che partono da molto lontano, con gli studi sulle rane di Galvani, possono essere molteplici e sono molto promettenti”.
Il computer infatti invia i segnali elettrici ricevuti dal cervello ad un ‘attuatore’ esterno, che può essere anche un
robot, o uno schermo in casa, dove sono presenti varie icone, a ognuna delle quali corrisponde una funzione, come l’accensione delle luci, della tv, dello stereo e l’apertura e chiusura della porte.
”A beneficiarne – aggiunge Jose Millian, coordinatore del progetto – potranno essere tutte quelle persone con lesioni tronco-spinali non piu’ in grado di muovere nessun arto, ne’ i muscoli della faccia e gli occhi, ma solo di pensare, come ad esempio i malati di Sla, o le vittime di incidenti stradali, facendogli recuperare cosi’ una parte di autonomia.
Prima di poter vedere applicati questi prototipi su larga scala, bisognera’ aspettare ancora qualche anno e l’avvio di uno studio di validazione clinica, per cui non sono stati trovati i fondi”.
Il progetto Maia, finanziato dall’Unione Europea con due milioni di euro, iniziato nel 2004, terminera’ nel 2007.
L’Italia, insieme a Usa e Germania, e’ uno dei pochi paesi al mondo ad aver validato clinicamente le bci. ”Il sogno –
conclude Millan – e’ quello di arrivare a realizzare una cuffia wireless, non collegata al pc, e una sorta di tuta da indossare, che stimoli i muscoli, controllando il tutto a livello cerebrale, in tutti quei soggetti che hanno muscoli sani ma completamente immobili per mancanza di stimoli elettrici dal midollo spinale lesionato”.
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