«Sentire il pubblico, respirare l’entusiasmo della gente è stata l’esperienza più emozionante. È stata una cosa grande». È ancora emozionato, Antonio, mentre racconta di questa «cosa grande», come la chiama lui. «Dopo lo spettacolo, una signora mi ha perfino chiesto l’autografo: io ero imbarazzatissimo».
Antonio è uno dei 60 allievi dell’Accademia “Arte nel cuore”. Ha 37 anni, e allo spettacolo teatrale di fine anno ha avuto la parte del protagonista.
È stata la sua prima volta in scena, ma non è emozionato solo per questo. Nell’esperienza di Antonio c’è di più: sul palco ci è salito sulla sedia a rotelle che lo accompagna da quando aveva 17 anni. «Per le persone come me questa è un’esperienza unica.
Ci sono ragazzi con handicap che si vergognano, che restano sempre chiusi in casa, nascosti.
Avere la possibilità di portare su un palcoscenico la propria disabilità è una sfida, una prova di coraggio».
A dare la possibilità ai ragazzi disabili di cogliere questa sfida è “Arte nel cuore”, la prima accademia dello spettacolo aperta ai portatori di handicap. «Questo è il primo esperimento in italia e in Europa – spiega Daniela Alleruzzo, ideatrice e presidente dell’accademia –. Il nostro obiettivo è quello di coltivare corsi di teatro, dizione, musica, canto, danza e doppiaggio in un percorso di formazione che dura tre anni. Vogliamo creare degli artisti a 360 gradi e preparare gli allievi per il mondo del lavoro.
Perché dove sta scritto che l’handicap esclude a priori il talento artistico?».
I corsi di “Arte nel cuore”, che ha sede a Roma, sono partiti lo scorso anno in via sperimentale, mentre ad ottobre verrà attivato il primo triennio.
«L’idea – racconta Alleruzzo – mi è venuta perché la disabilità ha toccato la mia famiglia da vicino. A illuminarmi – sorride – è stata la fede. È un progetto, lo dice il nome, nato e cresciuto nel cuore. Volevo uno spazio in cui i ragazzi con disabilità potessero lavorare con i ragazzi normodotati, creare uno scambio di esperienze, una condivisione di spazi, non un’isola felice in cui l’handicap fosse un’altra volta allontanato dal mondo».
Gli allievi sono giovani affetti da distrofia muscolare, sordomuti, down, ma anche normodotati. Vederli lavorare insieme, fianco a fianco, è entusiasmante. “Arte nel cuore” non solo non allontana l’handicap dal mondo, lo mette addirittura in scena, lo mostra con orgoglio su un palcoscenico.
Difficoltà? «Con gli artisti nessuna, i veri problemi sono quelli di sempre, la carenza di fondi, le promesse mai mantenute. A volte chi fa beneficenza preferisce mandare i soldi in Africa e si dimentica di chi lavora dietro l’angolo. Noi viviamo grazie a un gruppo di sponsor privati e all’aiuto del Comune di Roma che ci metterà a disposizione una sede». «Sarebbe bello – sottolinea Antonio – che in Italia ci fossero altre possibilità del genere. Pensi che lo scorso anno c’era un ragazzo che veniva ogni settimana da Firenze per le prove. Per noi è una possibilità unica nel suo genere».
Scuola per futuri artisti o per appassionati, per iscriversi basta mandare un curriculum e presentarsi al provino. «Non è facile immaginare – conclude Alleruzzo – quanti talenti artistici si nascondano in questi ragazzi».
ciao,
studio al dams di palermo, indirizzo spettacolo. Quando ho saputo dell’esistenza della vostra associazione, ho pianto dalla felicità. Mia madre è deceduta dopo 17 anni di chemioterapia, paralisi alle gambe e coma irreversibile….
Vorrei laurearmi (manca poco) e se è possibile contattarvi per lavorare con voi….sarebbe un “motivo di vita”.
Vi ringrazio
cordiali saluti
Gaia