Lettera aperta di una madre di un bambino disabile sui problemi con le istituzioni pubbliche, scolastiche, sanitarie, statali

Sedia a rotelle….Non mi fa piacere divulgarlo ai quattro venti, ma sono costretta anche a violare il mio diritto alla riservatezza per poter in qualche modo difendere mio figlio.
Da anni mi confronto quotidianamente, con tutti i gravi problemi che tutti i genitori di minori disabili incontrano, nella propria vita privata (con un bambino disabile bisognoso di cure mediche e attenzioni più di ogni altro bambino normodotato) e nel rapporto con le istituzioni pubbliche, scolastiche, sanitarie, statali e del Comune.
Ci sono problemi con la sanità pubblica, con la scuola, con il Comune, per certi versi è normale. Anche io sono una dipendente pubblica, insegnante di biologia all’Ipsia, e come funzionario pubblico capisco le difficoltà anche dei funzionari pubblici, che non sono tutti uguali: né tutti bravi né tutti somari, come non sono tutti bravi o tutti somari i dipendenti privati o i liberi professionisti.
Ci sono funzionari pubblici, più o meno preparati, più o meno impegnati, ed anche questo è nella normalità e nella logica delle cose.
Ci sono dei limiti però sotto ai quali non si può scendere, e che chiamano in causa la responsabilità pubblica di quelli che devono vigilare e controllare affinché certe ingiustizie e assurdità non accadano.
Da anni mi sottopongo a sfibranti, infiniti, umilianti, inutili colloqui e contatti con le assistenti sociali che si occupano di disabilità presso il Comune di San Benedetto del Tronto, prima ce ne era una sola ora ne sono due, le cose sono solo peggiorate.
Ogni genitore di minori disabili subisce a San Benedetto del Tronto una crescente situazione di ottusità burocratica, di alterigia, subisce giudizi di una pesantezza incredibile, trova solo complicazioni alla propria situazione già difficile.
Ogni intervento del Comune, poche ore di assistenza da parte di operatori di cooperative, viene precariamente concesso solo dopo umilianti, infinite, faticose richieste e poi revocato o ridotto con un atteggiamento che definire privo di qualsivoglia professionalità è mero eufemismo.
Il dirigente precedente certe cose riusciva sempre a controllarle e a dirigerle, con grande fatica, severità, diplomazia, ma ci riusciva, da oltre un anno la situazione è ormai completamente fuori controllo e peggiorata, per me e per tutti.
A mio figlio, e a diversi altri, nonostante tutti i miei sforzi le ore di assistenza scolastica sono state ridotte, e incontro continue e crescenti difficoltà con le assistenti sociali che si occupano di disabilità nel Comune di San Benedetto del Tronto, per la assistenza domiciliare, i centri ricreativi estivi, l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’assistenza indiretta: ci spingono a fare la guerra tra i poveri e ci dicono: ” se aumento le ore di assistenza a suo figlio, devo toglierle a qualcun altro”.
Cosicché la gente, già in situazione di sudditanza psicologica, vive anche nel timore di vedersi ridurre i servizi, e subisce silenziosa ogni angheria pur di non vedere peggiorare ulteriormente la propria situazione.
Qualcun vuol porci rimedio? O no?
Aiutateci, devo chiamare il Gabibbo, cioè un buffone per poter sperare finalmente che qualcuno rimetta in riga e faccia lavorare e seriamente chi si occupa di handicap nel Comune di San Benedetto del Tronto?

Fonte:
IlQuotidiano.it

2 pensieri su “Lettera aperta di una madre di un bambino disabile sui problemi con le istituzioni pubbliche, scolastiche, sanitarie, statali

  1. SALVE.
    Mi chiamo Luigi sono un uomo di 46 anni affetto da “Grave Paraparesi Spastica” PCI “MORBO DI LITTLE” . Scrivo dalla provincia di Caltanissetta. Ho letto il caso di questo bambino disabile di San Benedetto del Tronto; e delle difficoltà burocratiche; e le umiliazioni che questa madre deve subire per far valere i diritti Socio Sanitari del suo bambino. Anche io condivido l’esasperazione e l’amarezza che questa madre esprime, in merito all’assenza delle istituzioni; Anche quì nella mia provincia (io risiedo a Gela (CL) )le cose non vanno meglio anzi vanno malissimo. Trovo di strano che qui’ a noi siciliani ci chiamano “Terroni”; ma i veri terroni penso che siano i capoccioni che comandano a Roma. A me per es, nonostante sia chlinicamente dimostrato che la mia sindrome sarebbe andata in progressione(oramai da circa 10 anni), La Commiss Medica Inv. Civ di Caltanissetta nell’anno 1998 ha revocato i benefici economici (Pensione di Inv. Civ e Indennità di acompagnamento). Io però nel 1998 ho avanzato ricorso e allo stato odierno, siamo giunti in Appello; e i signori Legislatori, non credono alla mia condizione di handicap; disponendo sempre CTU a più non posso. Oggi io mi reggo in piedi solamente con ausilio di sostegno; e vivo con 250 euro mensili: “Ma tutto ciò alle istituzioni non interessa” Penso che molto presto attuerò delle dimostrazioni eclatanti per far riconoscere la mia condizione, e quindi, per far valere i miei diritti.
    Desidero altresì esprimere tutta la mia comprensione e solidarietà a questa mamma di questo bambino “Diversabile”; desidero ancora dirLe di non arrendersi e se è il caso anche di denunciare tutte le ingiustizie e inadempienze che subisce da parte degli operatori SS o dalle Istituzioni sanitarie; i frutti si vedranno. Auguro a questa donna ogni bene per il suo bambino ed un in bocca al lupo. (a questa donna potete anche dare se lo ritenete opportuno, la mia e-mail)

  2. Salve sono la mamma di una bambina di 7 anni con ritardo neuromotorio ma senza diagnosi, comprendo la tua situazione perche’ come te, lotto ogni giorno per avere i diritti che ci spettano. Io, il gabibbo l’ho chiamato, e cosi pure tutte le televisioni locali, e credimi non bisogna arrendersi mai, anche se siamo costretti a chiamare i buffoni, bisogna che facciamo sempre rumore…sempre…un saluto affettuoso!

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