La Storia di Francesco che ha costruito un braccio bionico con materiale di riciclo

Braccio ArtificialeUn braccio bionico come tesina per la maturità. È successo al liceo classico di Carpi dove Francesco Morselli ha letteralmente stupito la commissione d’esame e i compagni maturandi con la sua prova finale: il prototipo di una braccio meccanico costruito con materiali di riciclo, soprattutto vecchi giocattoli, e ornato con tubolari di nylon per mimare una pseudo muscolatura. L’arto, articolato con cavi pneumatici, dovrebbe essere in grado di muoversi attraverso impulsi celebrali. Lo studente-ingegnere, con la passione per la meccanica, ha ricevuto così i complimenti di tutta la commissione esaminatrice e dei professori che lo hanno seguito in questi anni, primo fra tutti quello di fisica, che lo ha anche aiutato nell’impresa. Ma per Francesco, che sogna di iscriversi alla facoltà di ingegneria dell’automazione, non era certo la prima volta. Anzi, quello presentato all’esame, era solo l’ultimo dei suoi prototipi. È dalle elementari, infatti, che si dedica alla progettazione di arti meccanici e dalla prima “manina che salutava” è passato pian piano a idee sempre più funzionali.

A far scattare questa “passione”, però, un brutto fatto di cronaca. Una compagna delle elementari di Francesco perse infatti una mano in un incidente. Da allora nella mente del ragazzo una solo pensiero: costruire delle protesi in grado di aiutare le persone in difficoltà. “Notevole è il segnale di cambiamento dell’atteggiamento nei confronti della disabilità, di cui questo ragazzo rappresenta un interessante indicatore. Sono finiti e definitivamente sotterrati gli atteggiamenti di commiserazione e piccola pietà che nascondono l’istinto a voler prendere distanza da tutto quello che inquieta perché non rientra nella tranquillizzante normalità”, scrive Gianluca Nicoletti nel suo ultimo post del blog Emozioni&protesi, che ha per argomento proprio la vicenda di Francesco Morselli. Una storia che segna uno spartiacque importante soprattutto nel modo in cui le giovani generazioni sono in grado di affrontare il tema della diversità. “Si pensi che distanza corre tra il nostro Morselli, che per aver bene osservato l’amichetta di scuola con problemi a un braccio ora si iscriverà a ingegneria e progetterà le favolose protesi del nostro futuro bionico, e la melensa beneficenza della madre di Enrico del libro Cuore -continua Nicoletti-  La signora torinese, intrisa di gratificante altruismo, trascina il figlio a portar vestiti vecchi a casa del suo compagno Crossi, “il figliuolo dell’erbivendolo, quello del braccio morto”. Però dopo aver donato i suoi straccetti non vuole nemmeno che il figliolo si avvicini al povero tapino: “Può esser che si vergogni a vederti, che fai la carità alla sua mamma, non lo chiamare…”. I tempi della commiserazione e pietismo sembrano ormai lontani. Il futuro non è solo nella tecnologia ma anche nel mutato clima culturale nei confronti della disabilità.

FONTE:
SuperAbile.it

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