La Storia di Daniele Bonacini Disabile che costruisce piedi da corsa per diversamente abili

Daniele BonaciniLa prima volta che è riuscito ad andare a correre al Parco Trenno se la ricorda ancora bene Daniele Bonacini. Bisogna tornare indietro nel tempo per capire, andare a ritroso fino alla sera del 22 dicembre 1993, quando lo sterzo della sua auto si bloccò in curva e il guard-rail gli tranciò la gamba destra, sotto il ginocchio. «All’epoca costò 3 milioni e 900 mila lire, una cifra enorme se si pensa che il Servizio sanitario nazionale ancora adesso passa solo 250 euro per il piede di legno, con il quale è praticamente impossibile fare sport».

Dal Parco Trenno agli impianti sportivi, grazie alla prima protesi professionale nel 1998 Daniele ha cominciato la carriera agonistica che lo ha portato a competere in tre mondiali e alle Olimpiadi di Atene, dove si è guadagnato il sesto posto nel salto in lungo. «Nel frattempo mi ero laureato e lavoravo in un’azienda del settore auto, ma quei giorni trascorsi nel villaggio olimpico in mezzo a disabili provenienti da tutto il mondo hanno impresso un’altra virata improvvisa alla mia vita».

Ci volle un intero weekend trascorso su internet per chiarirsi le idee: «Trovai tutti i bandi di dottorato a cui potevo partecipare e che mi avrebbero consentito di realizzare la mia idea: sviluppare un piede per correre e aprire un’azienda in grado di produrlo». Detto e fatto, perché alla fine del marzo successivo Daniele aveva lasciato il suo lavoro per fare ricerca al Politecnico e il 13 marzo 2007 inaugurava la sua creazione: la Roadrunnerfoot Engineering. «All’inizio è stata dura – ammette – tante spese e nessuna entrata, per fortuna siamo diventati soci di Re Fraschini (il produttore della Ferrari formula 1 e degli elicotteri Agusta ndr) che ha messo il capitale per far partire la produzione». Il segreto? «Fare qualità elevata, contenendo i costi». Ecco degli esempi concreti: «noi vendiamo i nostri piedi a mille e 800 euro, mentre l’equivalente dell’azienda americana leader costa 3mila e 200 euro». E ancora: «Il nostro modello per correre viene acquistato con 2mila euro, mentre quello della concorrenza va dai 5mila ai 10mila». Obiettivo: «Rendere raggiungibile per tutti la tecnologia, perché tutti i disabili devono poter correre e fare sport». Tra i suoi progetti per il futuro infatti, c’è quello di costruire un piede in carbonio a un prezzo talmente basso da poter rientrare nel tariffario previsto dal Servizio Sanitario nazionale, come a dire «se la montagna non va da Maometto tocca a Maometto, che in questo caso è l’idea imprenditoriale, raggiungere la vetta».

FONTE:

IlGiornale.it

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