Roma: Proposte al Governo di alcune Associazioni per il Migliorare le Norme sui Parcheggi per i Disabili

Parcheggio DisabiliContrassegni falsi, rilasci facili, parenti che non dichiarano la morte del disabile congiunto, soprusi, posti riservati occupati da normodotati, multe pazze per divieto di sosta. E’ lunga la lista di problematiche che in ogni città accompagna la presenza dei contrassegni speciali che permettono alle persone con disabilità di godere del proprio diritto alla mobilità. Con le polemiche quasi all’ordine del giorno, a chiedersi cosa fare sono le stesse associazioni nazionali delle persone disabili, impegnate in queste settimane a confrontarsi con gli esperti del ministero dei Trasporti sui criteri di delega per la riforma del Codice della strada.

Fra le stesse associazioni di disabili le idee sono le più differenti, e se l’Anida di Napoli propone tre tipologie di contrassegno in relazione al tipo di disabilità, con regole e obblighi diversi, la Fish preferisce richiamare l’attenzione sulla omogeneizzazione della materia, sulla ratifica del contrassegno europeo e sulla revisione dei criteri di sosta. La mobilità riveste un carattere fondamentale nel percorso di autonomia e di integrazione della persona disabile e la stessa automobile viene, dalla giurisprudenza, considerata un vero e proprio ausilio alla mobilità. Le associazioni riconoscono nel mezzo privato la “chance” per molti disabili di vivere una vita come gli altri: lavoro, famiglia, amici, viaggi.

E per vedersi riconosciuto il diritto alla circolazione e alla sosta con apposito Contrassegno H sono sufficienti una certificazione medica da parte dell’autorità sanitaria competente e la compilazione di un modulo presso gli sportelli del Comune di appartenenza. Al di là della semplicità dell’iter, le associazioni delle persone con disabilità sottolineano però in modo corale la difficoltà concreta, per una persona con disabilità, di far valere il proprio diritto alla mobilità, dal parcheggio alla sosta, fino all’accesso nelle Ztl e alla tipologia di disabilità.

Problemi affrontati recentemente nel corso di una riunione tenutasi nella sede del ministero dei Trasporti e alla quale hanno partecipato anche Fish, Anida, Anglat, Aspas, Assogomma, Assosegnaletica, Ania, Unasca, Confindustria.  Nello specifico, l’Anida (Associazione nazionale italiana diversamente abili) propone contrassegni di colore diverso, uno per ogni tipologia di disabilità. Ognuno contraddistinto da diritti diversi e accertabile attraverso un differente tipo di controllo. Giallo, rosso e bianco per il disabile grave che guida, per quello grave che non guida e per quello non grave.

Nel dettaglio: colore giallo “per il diversamente abile con seri e gravi problemi di carattere motorio che guida la propria autovettura”: ha il diritto di parcheggiare ovunque e il più vicino possibile, di circolare nelle Ztl, ma l’auto non può essere guidata da nessun altro.

Colore rosso “per il disabile con seri e gravi problemi di carattere motorio che non guida la propria vettura”: parcheggia il più vicino possibile e anche gratis sulle strisce blu, può circolare nelle Ztl, ma l’auto deve avere a bordo almeno due persone (il disabile grave e chi lo porta). A ciò si aggiunga che, per evitare interventi uguali su tipologie di handicap differenti, anche la Fish propone una differenziazione nella definizione di disabile.

Un disabile che va a scuola o al lavoro, che ha una famiglia, che guida un auto non può essere equiparato al normodotato che, anziano, diventa non autosufficiente e dunque invalido civile, con gli stessi diritti di chi la vita la deve ancora vivere benché disabile. Una persona con disabilità, “e la 328 lo dice chiaramente” – sostiene Barbieri, ha il diritto di potersi organizzare la vita e gode di una prospettiva di vita lunga; l’anziano invece non deve fare vita lavorativa o produttiva, non necessita del parcheggio sotto casa, non deve avere fretta.

FONTE:

SuperAbile.it

Un pensiero su “Roma: Proposte al Governo di alcune Associazioni per il Migliorare le Norme sui Parcheggi per i Disabili

  1. Rimaniamo perplessi quando si parla di del rilascio del tagliando: “sono sufficienti una certificazione medica da parte dell’autorità sanitaria competente e la compilazione di un modulo presso gli sportelli del Comune di appartenenza. Al di là della semplicità dell’iter……”.
    E che ci vorrebbe di altro?
    Un iter complicatissimo, dove solo gli amici degli amici riuscirebbero?
    Evidentemente non si sa che dietro la certificazione ASL vi é una visita medica da parte di un medico legale della ASL, che i tempi non sono proprio immediati, che occorre un ulteriore trafila presso i comandi dei vigili urbani, con costi e soprattutto tempo per portare a buon fine la pratica.
    Come non condividere allora le idee della FISH per una prospettiva di vita indipendente, da troppi enunciata secondo fini personali, da pochissimi attuata con vero spirito di solidarietà e intelligenza verso i reali interessi della società tutta.

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