Bilancio della legge 68/99 sui disabili ed il lavoro.

BilanciaConsideriamo la relazione da tre punti di vista: nazionale, delle macro-aree (nord-ovest, nord–est, centro–sud e isole) e regione per regione.

Il divario Nord Sud
Al 31 dicembre 2003 risultano occupati disabili nella percentuale del: 51,6 al nord, 18,4 al centro e 35,6 sud. E’ del tutto evidente come il maggior numero di disabili occupati risieda al nord, in linea con trend nazionale degli occupati normodotati anche se la differenza tra il nord e sud ha in se anche altre ragioni. Al 31 dicembre risultano istituiti servizi per disabili nei centri per l’impiego in misura pari a l’80,9%, ma di questi la quasi totalità (97,4%) è nel nord-est. Solo il 33% dei servizi istituiti ha avviato percorsi individualizzati di inserimento. Anche sull’applicazione della legge 68 permangono differenze tra il Nord e Sud. Dunque l’efficacia dei servizi all’impiego e i supporti al collocamento mirato fanno la differenza in termini di percentuale e avviamenti andati a buon fine. C’è poi da considerare che il 45% dei servizi per l’impiego non svolge ancora parte attiva per l’inserimento mirato. Molti servizi per l’impiego situati in prevalenza al Sud, svolgono compiti meramente burocratici (si arriva ad avviare a un lavoro di tipo manuale una persona con tetraparesi spastica). Lo spirito della legge, invece, è la costruzione di un percorso formativo mirato il cui sbocco è un inserimento guidato e ottimale tra la disabilità e le potenzialità. Occorrono operatori e tecnici con una seria professionalità per una obiettiva valutazione della disabilità e in grado di enfatizzare le potenzialità (lavoratore laureato disabile con grave tetraparesi spastica collocato in una postazione di informatica, è sicuramente un inserimento positivo). E’ inoltre grave e vergognoso il fatto che molti servizi per l’impiego ostacolino l’accesso delle persone disabili per una marcata presenza di barriere architettoniche.

Iscritti nelle liste e assunzioni
I dati forniti da Maroni ci dicono inoltre che a fine dicembre 2003 risultano iscritti nelle liste per il collocamento obbligatorio 471.059 lavoratori disabili in cerca di occupazione. Nel 2003 ci sono state 102.922 nuove iscrizioni. Sempre dalla tabella si evince che nel 2003 sono stati collocati attraverso la legge 26.760 lavoratori. Il dettaglio conferma la divisione dell’Italia in due: 54,4% iscritti disoccupati al Sud, 22% al Centro, 15,1% nel Nord-Ovest, 8% nel Nord-Est. Tra gli avviamenti del 2003 la maggioranza, il 92%, è avvenuta per chiamata nominativa, ci sono state 11.529 richieste di stipula di convenzione in 99 province di cui 8.680 autorizzate. Le assunzioni sono state 13.298 attraverso chiamata nominativa, 11.493 attraverso convenzioni tra aziende e servizi di collocamento, 2.642 per chiamata numerica. Il meccanismo del collocamento mirato attraverso la chiamata nominativa o la convenzione risulta più “fruttuoso”, in quanto l’azienda ha la possibilità di scegliere il “meno disabile”, escludendo di fatto i più gravi o le persone con disabilità intellettiva vale a dire i più deboli (fatto paradossale se si pensa che le convenzioni sono nate proprio per queste tipologie di disabilità). Oltre la metà dei disabili (54%) ha partecipato a progetti di formazione tramite convenzione ma il ministro Maroni non ci dice quanti di questi contratti formativi sono stati trasformati in contratti a tempo indeterminato.

Le quote d’obbligo e gli esoneri
Disastroso risulta il censimento di posti disponibili e le scoperture (gravi motivi che non permettono all’azienda l’assunzione obbligatoria) in aziende pubbliche e private. Questi dati sono difficili da reperire per ragioni a volte oggettive a volte strumentali: carenza di personale nei servizi all’impiego provinciali, ritardi delle aziende nella comunicazione dei posti disponibili, carenza di ispettori ministeriali deputati al controllo ecc. Tuttavia 72 province hanno comunicato i seguenti dati: 149.648 è il numero totale di scoperture, 84.462 i posti disponibili. Se fossero occupati i posti disponibili avremmo una copertura pari quasi al 56% delle quote d’obbligo e ricordo che sono dati riferiti solo a 72 province. Questi numeri consentono di affermare con estrema certezza che la legge 68/99 ha migliorato di molto il collocamento dei disabili, se si pensa che la copertura con la vecchia legge 482/68 non superava il 4%. Analizziamo ora i dati sulla concessione degli esoneri parziali e sul rilascio del certificato di ottemperanza, obbligatorio per tutte le aziende che intendono partecipare ad appalti pubblici. Come è noto, in attesa del provvedimento che autorizzi l’esonero parziale le imprese possono chiedere ai servizi provinciali il rilascio della certificazione di ottemperanza previsto dall’articolo 17 della legge 68. Nel 2003 ci sono state 19.612 richieste di certificati di ottemperanza e sono stati concessi 2.214 esoneri parziali. Sui dati dei certificati di ottemperanza o di richiesta di esoneri è lecito chiedersi: chi controlla se l’azienda partecipante all’appalto ha provveduto a coprire la quota dei disabili? E chi controlla le aziende che pur avendo fatto domanda di esonero parziale e non avendolo ancora ottenuto hanno o meno provveduto all’assunzione dei disabili?

Le sanzioni
Ultima annotazione: nel 2003 secondo i dati del ministero del Lavoro sono state sanzionate 779 aziende per non avere ottemperato all’assunzione dei disabili e sempre 779 aziende sono state multate per il ritardo nell’invio del prospetto informativo. Ritengo che le sanzioni siano un reale deterrente per chi non applica le legge, ribadisco altresì che i controlli sul rispetto della norma sono davvero pochi. Resta solo da dire che la legge 68/99 ha dimostrato di essere un efficace strumento per il collocamento delle persone con disabilità, anche se culturalmente nel nostro paese persiste un atteggiamento di scarsa fiducia nei confronti di queste persone. Le politiche del governo in questi anni hanno “purtroppo” contribuito notevolmente ad una ulteriore discriminazione delle persone con disabilità sia nel mondo del lavoro che nella vita sociale. Il fondo nazionale per l’occupazione dei disabili è fermo da 2 anni alla modica cifra di 30.987.414 euro. Con il decreto 276 (attuativo della legge 30 sul mercato del lavoro) sono state emanate norme per una “selvaggia” e ingiusta precarizzazione del lavoro delle persone con disabilità. In particolare l’articolo 14 del decreto introduce una norma avvilente ed indegna per la mia categoria, che ha colpito la sensibilità di molte persone disabili persino nella stesura della forma lessicale dell’articolo. La Cgil con le associazioni dei disabili ha sottoscritto un documento unitario molto critico verso l’articolo 14. Gli esiti positivi delle battaglie culturali di questi ultimi 20 anni sulla integrazione, sulla produttività, sulla formazione e sull’inserimento pieno nella vita quotidiana delle persone con disabilità mi pare che siano innegabili. Una politica forte ed adeguata alle esigenze di tutti è meritevole di attenzione e di partecipazione, una politica economica e sociale viziata da egoismi, individualismi, e corporativismi biechi, altro non può portare che malessere e sofferenze. Ma questo governo ha forse proposto una politica seria e di aiuto per le famiglie? E per le famiglie con figli disabili gravi cosa è cambiato in questi anni? E per i giovani disabili, che vogliono emergere, affermarsi con lo studio e la professionalità quali aiuti ha riservato questo governo? Spot televisivi, spot e solo spot. Non si vive solo di televisione ma soprattutto di pane e dignità.

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Un pensiero su “Bilancio della legge 68/99 sui disabili ed il lavoro.

  1. Vorrei un informazione, io ero iscritta al collocamento dal 2003 quindi avevo buoni requisiti per la legge 471 pero a causa di un contratto di collaborazione il collocamento mi ha cancellato. La mia domanda e ma se nel contratto di collaborazione non vengono pagate ferie contributi pieni ecc. perche deve risultare come un lavoro completo, grazie.

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