Pietro Vittorio Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, non crede ai suoi occhi. Legge e rilegge l’articolo 9 della manovra anti sprechi là dove si spiega che la soglia dell’handicap per cui è previsto il mantenimento dell’assegno di assistenza passerà dal 74% all’85%. Quasi tutti i 38mila down italiani hanno un handicap riconosciuto del 75%, e resteranno quindi tagliati fuori dal contributo. “Si tratta di 256 euro al mese. La finanziaria li ha cancellati così, in due righe”. Secondo il governo, la misura è un efficace antidoto contro i falsi invalidi e le truffe allo Stato. Ma Barbieri scuote la testa: “Qui si mettono in gioco i diritti fondamentali dell’individuo. I falsi invalidi, secondo il ministro Tremonti, sarebbero le persone ai margini della società che – alla faccia del principio costituzionale della non discriminazione e del pieno sviluppo della personalità – vengono private dell’unica misura nazionale capace di incentivare la permanenza nel contesto familiare. Un aiuto che restituisce una seppur minima opportunità di inclusione sociale”. Perché, a essere precisi, i 256 euro vanno solo a chi è iscritto alle liste di collocamento in quanto disoccupato e dichiara un reddito annuo non superiore ai 4.408 euro.
Insomma, truffare lo Stato sul punto è pressoché impossibile, ma la norma pare serenamente avviata a diventare legge. Il Coordown, coordinamento di 80 associazioni che promuovono i diritti delle persone down, ha inviato una lettera alle massime istituzioni perché si possa rivedere la decisione: “Dai dati in nostro possesso risulta che soltanto il 10% delle persone con sindrome di Down accede ad un lavoro retribuito, per cui moltissime rimarrebbero senza alcun reddito. Si chiede che il Governo possa rivedere quanto previsto nella manovra finanziaria poiché è fuori discussione che le persone con sindrome di Down, avendo un’alterazione di tipo cromosomico, hanno un’invalidità sulla quale non può essere posto alcun dubbio e la nostra società ha il dovere di tutelarle, mantenendo i riconoscimenti fino ad oggi acquisiti”.
Precisa Franca Bruzzo, segretaria del Coordown: “Chi ha un figlio o un fratello Down di solito sceglie un lavoro part-time, rinuncia a una parte della propria attività professionale per seguire una persona che oggettivamente ha bisogno di un aiuto in più. I famosi 256 euro al mese compensano quello sforzo, ma da oggi in poi tutto ricadrà per intero sulle spalle dei cittadini. Anche perché è chiaro che i tagli ai bilanci regionali andranno a finire sempre lì, sulle politiche di sostegno. Così chi ha un handicap in famiglia sarà stretto a tenaglia. Per risparmiare cosa poi? Cifre ridicole a fronte degli sprechi veri dello Stato. Meno male che non si doveva fare macelleria sociale con questa manovra”.
Letizia Pini lavora per una onlus milanese e spiega come si vivono queste giornate: “Al telefono, in ansia. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo, evitando di affrontare il problema coi ragazzi almeno fino a quando non saremo certi su come vanno davvero le cose. Se il governo metterà la fiducia sul provvedimento non ci sarà niente da fare, e allora dovrò spiegare a mio figlio che lo Stato ha deciso di non aiutarci più”. L’Italia per l’invalidità civile spende meno della Polonia, dell’Ungheria, della Francia e della Germania. Meno di noi spendono solo la Grecia, l’Estonia, la Bulgaria, l’Irlanda. La nostra spesa media è inferiore a quella dell’Europa dei 15, e anche a quella dei 27.
FONTE:
antefatto.ilcannocchiale.it