La famiglia Tempesta, coniugi disabili dormono in una tenda sotto il Comune.

 

La contestazione dei coniugi Tempesta di Bari va ancora avanti. Sono sei giorni, che marito e moglie, ambedue disabili, si addormentano in una tenda da campeggio posizionata sotto i portici del teatro Piccinini, per reclamare contro il Comune che non afferma il loro diritto all’ottenimento di un casa popolare. Stamane scadrà il termine di sfratto esecutivo della casa in cui risiedono, perciò, dal 29 i due coniugi e la loro figlia di 12 anni si troveranno senza abitazione.

Per sorreggere la protesta della coppia, da cinque giorni, l’Unione Inquilini di Bari, guidata da Annalinda Lupis, ha predisposto un presidio duraturo, vicino alla tenda dei Tempesta.

Giovanni e Giovanna Tempesta, 48 anni tutti e due costretti sulla sedia a rotelle e inabili al lavoro, da 11 anni domandano al Comune una casa popolare. La signora Giovanna riferisci che tutto è iniziato con il parto della loro figlia:

« Noi vivevamo in un monovano, a un piano terra, pieno di scarafaggi. Quando nacque la bambina, nel ‘99, sentimmo l’esigenza di possedere una casa più salubre».

Così nel 2000 mostrarono domanda per ottenere un alloggio. E’ a questo punto, però che escono i problemi. Infatti, la legge regionale n. 54 del 1984, che regola la decisione e l’assegnazione degli alloggi pubblici, decreta che pensione d’invalidità e indennità di accompagnamento rappresentino fonte di reddito.

I Tempesta hanno circa 600 euro di pensione e 800 euro di accompagnamento. Per un totale di 1400 euro mensili che li dispone in una fascia di rendita troppo alta perché abbiano una casa, quindi metterli solo al 94esimo posto della lista. Giovanna fa sapere che l’importo del loro assegno di accompagnamento è riadoperato del tutto per pagare chi li aiuta, il resto basta faticosamente a portare avanti la famiglia: «Abbiamo cercato delle alternative, ma per una casa ci hanno chiesto 900 euro mensili».

E la casa dove abitano adesso? Un alloggio in affitto in via Papa Giovanni XXIII che fin due anni fa tenevano grazie al sussidio comunale che copriva l’80% del canone mensile. Dal 2009, il Comune ha soppresso questo sussidio e i consorti da allora sono morosi. A maggio scorso è giunta la notifica di sfratto che, dopo alcuni rinvii, è diventata esecutiva oggi.

Il Sindaco Emiliano è rigido sulla casa. Comunica che ad i Tempesta sarà offerta la somma di 13 mila euro, bastante a pagare l’affitto arretrato o il trasloco in un’altra abitazione, ma il “Sindaco sceriffo” non intende in alcun modo appoggiare i coniugi a svantaggio di altre famiglie che, secondo la elenco, hanno maggior diritto a ottenere l’alloggio. Una graduatoria, per altro, che non è possibile alterare, dice Emiliano, pena la commissione di reato di abuso in atti d’ufficio.

«Conservo una copia dei nominativi» dice Giovanna. La vicenda non pare che si stia risolvendo, i coniugi hanno declinato il contributo del Comune per il saldo della mora, così come di essere accolti nelle tende della Croce Rossa o in camere pubbliche.

«Abbiamo bisogno di una casa per crescere nostra figlia», dice Giovanna. E proprio per la figlia, ora la contesto si complica: vista l’impossibilità del padre e madre di assicurargli un alloggio, il Tribunale dei minori sta iniziando le pratiche per l’affido momentaneo.

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