L’Associazione Italiana Sclerosi Multipla firma un accordo di collaborazione con la Provincia di Genova

L’Associazione Italiana Sclerosi Multipla ha firmato un accordo di collaborazione, primo in Italia, con la Provincia di Genova Direzione Politiche del lavoro per rispondere ai bisogni legati al lavoro delle persone con sclerosi multipla. Per dare ulteriore concretezza all’accordo, l’AISM ha annunciato che metterà a disposizione delle Borse lavoro per casi selezionati e di concerto con l’Ufficio collocamento e inserimento dei disabili della Provincia. Le Borse lavoro consentiranno alle persone con SM iscritte al collocamento di essere inserite, per periodi di particolare difficoltà legate all’andamento della malattia, in ambienti di tipo socio-occupazionale più protetti rispetto al contesto aziendale, così da potere mantenere comunque un rapporto con l’impegno lavorativo prima di riprendere l’inserimento in azienda.

Mario Alberto Battaglia, Presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla ha dichiarato: «Siamo grati alla Provincia di questo accordo, che sancisce una collaborazione virtuosa iniziata sperimentalmente già dal 2004. Poiché questo è un modello efficace e innovativo, abbiamo intenzione di diffonderlo, tramite le nostre Sezioni, nelle altre province italiane. Oggi la SM non impedisce alle persone di vivere la propria vita fino in fondo e, dunque, è importante che tutte abbiano la possibilità di entrare nel mondo del lavoro e di restarci.».

Che la questione lavoro sia di estrema importanza è confermato dal fatto che al Numero Verde Nazionale dell’AISM, solo lo scorso anno, siano giunte oltre mille telefonate di persone che chiedevano informazioni su come mantenere o trovare il posto di lavoro. A chiamare sono soprattutto donne (7 volte su 10), giovani adulti, intorno ai 40 anni, sposati e con un buon livello d’istruzione (diploma di media superiore o laurea), che chiedono soprattutto (28%) informazioni relative al mantenimento del posto del lavoro (mutamenti mansione, part-time, crisi aziendali, superamento soglia limite del 60% d’invalidità) e – nel 22% dei casi – sulle possibili agevolazioni lavorative (congedi, permessi, trasferimenti). Ma se il 17% delle chiamate sono relative a informazioni sulla ricerca di un impiego (arrivano con maggiore frequenza dal Sud) e un 20% riguardano richieste più “tecniche” sui profili assistenziali e previdenziali, colpisce scoprire che il 5% riguarda vere e proprie denunce di discriminazioni sul lavoro: dalla mancata assunzione al mobbing, dal licenziamento a mancate promozioni. Mentre un altro 5% chiede informazioni su come comunicare la diagnosi al datore di lavoro.

Al Sud le donne risultano doppiamente discriminate, in quanto donne e in quanto disabili. E rischiano di più se sono 35-50enni, vedove o separate. In questo caso il lavoro rischia di diventare davvero un’utopia. Chi non ha una occupazione chiede informazioni al Numero Verde AISM sulla opportunità offerte dalla legge 68/99 sul collocamento mirato e sull’attività svolta dai Centri per l’impiego. Dalle chiamate di chi invece ha un impiego, emerge la disinformazione su diritti e doveri di lavoratori e datori di lavoro. Vengono sottolineate la difficoltà di costruire percorsi formativi, la presenza di barriere architettoniche, la scarsa propensione a utilizzare il lavoro domiciliare e il telelavoro, l’assenza di orari flessibili, la difficoltà a essere ricollocati in mansioni idonee, lo scarso utilizzo di ausili e il poco impegno nell’adeguamento della logistica del posto di lavoro che, tra l’altro, è previsto per legge.


FONTE:
Beta.Vita.it

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